Terre d'Europa

Itinerari
La corte a Mantova

Testo e foto: Paolo Gianfelici



 Fare la corte a Mantova vuol dire osservarla e ammirarla da lontano. Il suo fascino sembra discreto, ma l’ondata di sensazioni è intensa

Mantova (TidPress) – Questa è una città che va corteggiata e non aggredita. L’errore più comune che fanno i visitatori di Mantova, appena arrivati in auto, bus o treno, è quello di correre veloci sotto i suoi lunghi portici e poi disperdersi nelle piazze, dentro i palazzi e nei musei. Le prime impressioni possono essere deludenti. I giardini di Palazzo Te non assomigliano a quelli della Reggia di Caserta, le cupole delle chiese non sono molto imponenti, le case basse e le strade strette. Non sembra di essere nel capoluogo di uno splendido ducato dell’Italia rinascimentale.

Nella corte dell’Antica Dimora, un palazzetto d’epoca in fondo a Corso Vittorio Emanuele, trasformato di recente in albergo, sono allineate alcune biciclette nuove fiammanti, a disposizione degli ospiti. Ne inforco una, faccio poche decine di metri nel traffico ed entro in una bella pista ciclabile immersa nel verde, lungo le rive del Lago Superiore. Corteggiare Mantova vuol dire osservarla e ammirarla da lontano. Il suo fascino discreto appare presto e l’ondata di sensazioni è intensa.
Passo sotto il Ponte dei Mulini e costeggio il Lago di Mezzo fino al Castello di San Giorgio, dove inizia il Lago Inferiore. Dall’altra parte del ponte lungo e stretto si abbraccia con lo sguardo Mantova, una penisola circondata dai laghi. Le linee ed i volumi delle torri e delle cupole s’intersecano sull’orizzonte sopra il colore del cotto.

Basilica di S.Andrea

Piazza delle Erbe

Da questa prospettiva, dopo mezzo millennio, Mantova continua ad essere la splendida rappresentazione della forza e della superbia di una Corte di provincia, quella dei Gonzaga, famosi in tutta Europa per essere esperti nell’arte militare e sensibili alle Belle Arti. S’intuisce da lontano, anche senza averla vista prima, che la città-fortezza custodisce tesori d’immenso valore. Forse è questa la chiave di lettura per capire perché Mantova (con Sabbioneta) è stata proclamata un anno fa dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.

La visita prosegue in bicicletta, questa volta in direzione del Palazzo Ducale e del Castello di San Giorgio. Sulla Reggia dei Gonzaga e sulla famosissima Camera degli Sposi di Andrea Mantegna si potrebbe scrivere molto. La visita delle sue cinquecento stanze richiede un paio d’ore o un’intera giornata, secondo la disponibilità di tempo e la capacità di concentrazione. I più grandi architetti, pittori, decoratori hanno lavorato qui, ospiti dei Signori di Mantova che per quattrocento anni hanno anche collezionato capolavori d’arte e di natura. Palazzo Ducale è un labirinto a forma di città con vicoli, ponti, chiese, cortili e giardini.
Il giardino pensile, sostenuto da due piani di gallerie con le volte a botte, a un’altezza di dodici metri, è una delle realizzazioni più audaci della Reggia. Dietro un portico spuntano il retro della facciata settecentesca, il campanile romanico e il tiburio rinascimentale del Duomo. E’ una strana intrusione della città nel Palazzo.
ll giardino è verdissimo: siepi, alberi, prati e fontane. Non deve essere stato facile costruire il complesso sistema di irrigazione e scolo delle acque. I Gonzaga erano fatti così: grandi guerrieri e disponibili a sopportare le scomodità della battaglia, ma insofferenti di scendere e salire le scale del loro Palazzo. Il Duca Guglielmo (1538-1587) governava, mangiava, passeggiava in giardino e andava a messa, camminando sempre sullo stesso piano orizzontale.

L’itinerario in bicicletta continua da Piazza Sordello, centro del potere politico, a Piazza delle Erbe, dove si svolgevano i commerci e la vita sociale della città. Il giovedì mattina è giorno di mercato e attraversandola capita anche oggi di sentire il profumo dei mazzetti delle erbe aromatiche posate sui banchi. Gli odori sono una caratteristica dell’aria molto umida di questa città, circondata dalle acque.

Palazzo Ducale: giardino pensile

Palazzo Te: giardino segreto

Prima di Palazzo Te, situato sul lato della città opposto al Ponte di San Giorgio, è d’obbligo la visita della casa di Andrea Mantegna (1431-1506). Il cortile è un cilindro infilato in un cubo (la casa). E’ la materializzazione dell’ideale rinascimentale: semplicità, razionalità e bellezza. Il pittore, celebre per la plasticità dei volumi e gli effetti prospettici, progettò personalmente la sua dimora per vivere in un’armonia fatta di pietre e misure.

Palazzo Te, costruito dall’architetto Giulio Romano (1499-1546) per conto del Duca Federico II è un’opera d’arte manierista. L’alfabeto classico del Rinascimento sembra essere alle spalle degli artisti che vi hanno lavorato e che anticipano le fantasie barocche, piene di dettagli. Palazzo Te era il luogo giusto per fare questi esperimenti innovatori. Federico II lo aveva scelto come villa fuori città, dove vivere la sua passione per l’amante Isabella Boschetti. La salamandra raffigurata in ogni luogo del palazzo è il simbolo della sensualità del duca. Come l’intero edificio.
Nella camera del Sole e della Luna, i due carri sono guidati da Apollo e da Diana. La rappresentazione da sotto delle figure umane è molto audace, precorre il Barocco e si capisce perché a Giulio Romano e ai suoi seguaci fosse impedito di esprimersi liberamente nella Roma dei Papi.
La Sala dei Cavalli è il luogo più importante di ricevimento della villa. I sei cavalli preferiti del Duca sono dipinti sopra gli architravi e dominano la scena come gli dei.
La Camera dei Giganti è quella degli “effetti speciali”. Le pareti sono dipinte senza soluzioni di continuità. I Giganti in rivolta contro Giove sono travolti dalle pietre dell’Olimpo che cercavano di scalare.
Solo cinquant’anni prima Andrea Mantegna aveva dipinto la Corte dei Gonzaga in pose molto austere e composte e con i cani accucciati ai piedi. A Palazzo Te era scoppiata una rivoluzione delle forme e dei contenuti che avrebbe avuto effetti nelle arti plastiche sino ai giorni nostri.

Il giro in bicicletta conferma l’impressione iniziale: il fascino discreto di Mantova ha una forte capacità di seduzione e produce intense emozioni. Aveva ragione Torquato Tasso: “è una città bellissima e degna c’un si mova di mille miglia per vederla”.

Informazioni utili:

Hotel Antica Dimora
Corso Vittorio Emanuele 89
46100 Mantova
Tel: +39 (0)376 325002
Fax: +39 (0)376 310303
www.anticadimoramantovana.it
info@anticadimoramantovana.it

Osteria delle Quattro Tette
Vicolo Nazione 4
Mantova
Tel. 0376-329478

www.turismo.mantova.it

Stefano Scansani
Omnia Mantova
Tre lune edizioni
2008

18.05.2009

Piazza delle Erbe

Piazza delle Erbe
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