Soave – Sull’autostrada Serenissima, proveniente dal Lago di Garda in direzione di Venezia, dieci chilometri dopo il casello di Verona, imbocco l’uscita di “Soave”, un’orgogliosa cittadina medioevale con probabili origini sveve, di appena 6000 abitanti, che dà il nome ad uno dei vini italiani bianchi più rinomati. Il territorio di produzione del “Sistema Soave” è la zona a più alta densità viticola in Europa; un giardino vitato di 8000 ettari su 12000 complessivi che “avvolge” l’intero territorio sia in pianura che in media ed alta collina e comprende complessivamente 13 Comuni, per una produzione oltre cinquanta milioni di bottiglie, di cui ben il 40% esportate in Germania. L’intera provincia di Verona produce ogni anno centoventi milioni di bottiglie Doc (Denominazione d’origine controllata). Il corrispettivo di produzione della Toscana.
Il terreno, scuro, d’origine vulcanica, è ricco di quegli elementi essenziali ad un equilibrato sviluppo dei vitigni d’uva bianca Garganega e Trebbiano, favoriti anche dalla presenza di un clima mite e temperato. L’itinerario parte dal centro di Soave, avvolta dalla sua cinta muraria che si estende sulla dolce collina fino all’imponente castello che domina l’intero territorio, attraverso il quale sono stati tracciati vari itinerari, da percorrere a piedi o in bicicletta. La prima cantina che visito è quella di “Giuseppe Coffelele”. Produttori da più di 30 anni, possono vantare la fama di essere tra i fornitori di vino “ufficiali” della città del Vaticano. Ho degustato tre vini: un “Soave Doc classico” 2002, dal colore molto chiaro con un sapore fresco, intenso ma breve, un “Ca Visco” 2001, di sapore decisamente strutturato, dal gusto vigoroso e deciso e, da ultimo, il fiore all’occhiello dell’azienda, un Recioto di Soave denominato “Le Sponde” che è stato utilizzato come vino da dessert nella cena ufficiale tenutasi lo scorso mese d’agosto nel palazzo comunale di Verona, in occasione della visita alla città del Cancelliere tedesco Gerhard Schröder e del Presidente della Commissione Europea Romano Prodi. E proprio sul Recioto di Soave giova spendere due parole. Questo vino dolce, ideale con il dessert ma ottimo anche come vino da meditazione, è testimonianza di un’antichissima tradizione; alcuni scritti del V secolo (epistola di Cassiodoro) facevano riferimento ad un vino dolce con caratteristiche analoghe.
Oggi, l’espressione più alta di questa tradizione è rappresentata dallo Spumante Recioto di Soave Classico, prodotto dalla “Cantina del Castello” e denominato “Ardens”. E’ un vino a rifermentazione naturale in bottiglia, con un lieve sedimento sul fondo della stessa. Per valorizzare il sapore dolce, “antico” di questo vino e farne sprigionare lentamente il profumo, al fine di comprenderne l’identità, l’ho degustato all’interno dell’antica cantina del palazzo del XIII secolo, sede dell’azienda produttrice. Il risultato ottenuto è stato intenso e positivo ed invito a ripetere sul posto questa esperienza “unica”. L’Ardens, infatti, non viene esportato e la produzione limitata lo rende estremamente difficile da reperire al di fuori della provincia di Verona.
Oggi, l’espressione più alta di questa tradizione è rappresentata dallo Spumante Recioto di Soave Classico, prodotto dalla “Cantina del Castello” e denominato “Ardens”. E’ un vino a rifermentazione naturale in bottiglia, con un lieve sedimento sul fondo della stessa. Per valorizzare il sapore dolce, “antico” di questo vino e farne sprigionare lentamente il profumo, al fine di comprenderne l’identità, l’ho degustato all’interno dell’antica cantina del palazzo del XIII secolo, sede dell’azienda produttrice. Il risultato ottenuto è stato intenso e positivo ed invito a ripetere sul posto questa esperienza “unica”. L’Ardens, infatti, non viene esportato e la produzione limitata lo rende estremamente difficile da reperire al di fuori della provincia di Verona.
A questo punto il percorso si dirige nell’azienda “Monte Tondo” che si distingue innanzitutto per la posizione strategica, sulle morbide colline, a pochi minuti dal casello autostradale. L’area ospitalità è bene attrezzata e può ben ricevere numerose comitive di turisti di passaggio che potranno anche ammirare, riparati sotto un ampio porticato, un piccolo “museo” agricolo ove sono raccolti vari strumenti e macchine utilizzati dai coltivatori a partire dalla fine del XIX secolo. Entro i prossimi mesi saranno inoltre realizzate delle aree dove la clientela potrà anche pernottare, nella massima tranquillità, con la formula del Bed & Breakfast. L’azienda, oltre a produrre dell’ottimo Soave, ha anche un piccolo allevamento di maiali le cui carni sono utilizzate per la “soppressa”, un gustoso insaccato preparato con la sola aggiunta d’aglio, sale e pepe, come prescrive l’antica tradizione della zona.
Durante l’itinerario, il Direttore del Consorzio di tutela del vino Soave, Aldo Lorenzoni, ha spiegato che, nonostante sia già stato raggiunto un elevato livello di rapporto qualità prezzo del vino Soave, è costante cura, al fine di tutelarne il marchio, eseguire dei rigorosi controlli di qualità con prelievi (a campione) del loro vino in distribuzione sul mercato europeo. La qualità della produzione è in continuo miglioramento ed evoluzione. Esistono delle tecniche consolidate ma si utilizzano anche le innovazioni nelle colture dell’uva o nell’impiego del legno per l’invecchiamento o di botti di fattura ovale (gli alzari).
Si ha la sensazione di visitare una terra a misura d’uomo, molto fertile ed evoluta, con una popolazione orgogliosa ed attaccata alle proprie origini, estremamente cordiale ed ospitale. Il motto creato per il vino Soave “Bevi di più, godi di più!”, qui è stato preso alla lettera.