Poschiavo (TidPress) – I due laghi appaiono dall’alto della montagna. Nulla nel paesaggio indica ancora l’avvicinarsi della frontiera con l’Italia. Il Bernina Express continua a fare le sue giravolte in discesa, come sempre senza l’ausilio della cremagliera. Poschiavo aspetta paziente di essere toccata dalla presenza del treno. Il paese che dà il nome alla valle che lo abbraccia, si concentra intorno alla sua piazza principale. Il desiderio di cristallizzare il tempo si intuisce senza averne appieno consapevolezza. Sarà forse la presenza della torre medievale in cui si conservano gli archivi dei processi alle streghe a virare l’atmosfera verso i tempi passati. O ancora la massiccia presenza di un vecchio albergo, dove tutto (o quasi) è rimasto come un secolo fa: al secondo piano ci si muove incerti su un parquet scricchiolante, passando dalla propria stanza al bagno al piano, chiedendosi di continuo come facessero i viaggiatori di un tempo ( e forzatamente quelli di oggi) ad affrontare disagi del genere. Ma il sottostante salone “delle ninfe” con le pareti rivestite di legno scuro ed i quadri alle pareti è cupamente bello e confrontarsi con il passato è sempre un’esperienza preziosa.
La segheria |
Il fabbro |
A Poschiavo l’associazione “Dal campo alla tavola” ha fatto di questa consapevolezza la propria filosofia. In un piccolo borgo a margine del paese, si sono rimessi in funzione un mulino e una micro segheria, entrambi azionati con la forza della corrente del fiume che vi scorre sotto e tra le rocce. Il desiderio di valorizzare l’antica cultura contadina comincia sul campo, dove i visitatori a primavera possono piantare personalmente il grano saraceno, per poi seguirne idealmente la crescita e l’utilizzo finale nel mulino che lo trasforma in farina. Accanto a questa attività, si può assistere in diretta alla messa in funzione del rumoroso marchingegno che smosso da una ruota nell’acqua, aziona una grande sega capace di sezionare lentamente ma con costanza un enorme tronco adagiato su una “rotaia” scorrevole.
Alcuni strumenti nell’attigua bottega del fabbro sono azionati dall’energia idrica. Osservare con quanta passione (e fatica) ci si dedica a forgiare un ferro di cavallo, ridimensiona la comoda funzionalità delle macchine di oggi ed è un racconto di storia più efficace di mille parole.
Con il proprio sacchetto di farina di grano saraceno fresca di macina, si può andare a scuola di cucina contadina. La casa Tomé spicca tra le altre costruzioni di Poschiavo per il suo aspetto contadino ed arcaico. Il perché è semplice: mentre il paese con il passare degli anni intorno alla bassa e semplice casa di pietra si evolveva a modo suo, tra queste pareti scarne le sorelle Tomé continuavano a vivere in un bozzolo di passato. Figlie della guardia comunale hanno passato l’infanzia nell’abitazione di servizio, situata all’interno della torre medievale sulla piazza principale. Poi si sono rifugiate in questa casa, per difendersi da personali fantasmi che le hanno costrette a vivere isolate e sorde ai cambiamenti. La loro cucina annerita dal fumo è essenziale. Sul fornello scaldato dal fuoco di legna la signora Ines mette a cuocere l’impasto di farina di saraceno, farina bianca, acqua e formaggio di montagna a pezzetti. “Il Chisciöi è un cibo semplice e sostanzioso”, spiega sorridendo girando più volte quella sorta di scura frittata nella padella. “Si mangia caldo, ma anche freddo come merenda da cui attingere energia”. Per avvicinare i visitatori agli aromi delle erbe di montagna, insieme al Chisciöi si bevono tisane “a sorpresa”. Ines ne prepara di diversi tipi e poi invita gli ospiti ad indovinare quale erba ha usato per l’infusione. Un gioco molto amato dai ragazzi delle scuole che sono tra i visitatori più attenti.
Il lato borghese di Poschiavo si concentra nell’architettura delle ville sul Viale dei Palazzi. Le costruzioni si allineano una accanto all’altra con un’eleganza solo in parte appannata dal tempo. I discendenti degli emigranti che facevano ritorno al loro paese, spendendo le risorse guadagnate lontano in questi edifici, non abitano più qui ed i loro sporadici soggiorni estivi, non bastano a far risplendere la bellezza dei palazzi e dei giardini. Un bel palazzo, trasformato in elegante contenitore di un museo, si trova a pochi passi dalla piazza principale. Le sale della Casa Console si trasformano in una passeggiate immaginaria e romantica attraverso i paesaggi svizzeri. Molti sono stati dipinti da allievi della “Scuola Monacense” e la capacità dei loro pennelli nel raccontare le montagne e le piccole scene di vita contadina è un inno a un viaggio di scoperta, del quale si è avuto un assaggio osservando il mondo fuori dai finestrini panoramici del Bernina Express.
Info:
www.valposschiavo.ch
La Casa Console organizza anche corsi di pittura e concerti nella sua sala-soffitta, in cui le sedie in stile Tonet, una diversa dall’altra, sono state regalate dagli abitanti del paese creando così un ambiente originale e gradevole.
conradstiftung@bluewin.ch
12.05.2010
La piazza di Poschiavo |
La stazione di Miralago |