Bucarest (TidPress) – La 20ma edizione del Festival Enescu si è conclusa con quattro concerti di altissimo livello, eseguiti dall’Orchestra Nazionale di Santa Cecilia, diretta da Antonio Pappano e dall’Orchestre National de France, diretta da Daniele Gatti.
Il pubblico della gigantesca Sala Palatului, composto da tremila spettatori attentissimi, è esploso in un tripudio di applausi con la richiesta di un incredibile numero di bis alla pianista francese Hélène Grimaud (Brahms, Concerto nr.1 in re minore), al pianista russo Denis Matsuev (Rachmaninov, concerto nr. 2 in do minore)ed al maestro Pappano che ha diretto anche Enescu,Sinfonia da camera op.33,Tchaikovsky Sinfonia nr. 6 “Patetica” e Suite sinfonica Sherazade di Rimsky-Korsakov.
Bucarest: Ateneul Roman |
Ateneul Roman, sede della Filarmonica Enescu |
L’incontro tra il pubblico di Bucarest ed i più grandi interpreti ed orchestre del mondo ha creato, durante le prime tre settimane di questo settembre 2011, un rapporto intenso, appassionato ed entusiasta quando sono state raggiunte le vette della perfezione artistica. Un’atmosfera magica ed emozionante di fine estate che è traboccata dalle sale per diffondersi lungo i viali ed i prati dei parchi e dei giardini ancora fioriti della capitale della Romania.
Il pubblico è stato l’autentico grande protagonista di questo festival che ha visto presenti nomi del calibro di Daniel Barenboim e Christian Zacharias. I volti, un po’ accigliati e con fisionomie vagamente mitteleuropee degli spettatori durante i brani musicali, si trasfiguravano alla fine delle esecuzioni in espressioni raggianti, colme di calore latino e meridionale. Le musiche del festival sono state bellissime, gli interpreti dl altissimo livello, ma l’emozioni più grandi ce le ha regalate il pubblico, e non solo a noi osservatori, ma soprattutto ai musicisti che quando si sentono amati e non solo apprezzati danno il meglio di sé.
In un momento di crisi economica generale, che in questo paese la stragrande maggioranza della popolazione avverte sulla propria pelle in maniera molto pesante, la musica riesce a fare miracoli. Non solo a far dimenticare i problemi quotidiani durante le due ore del concerto, ma a ritrovare ed accrescere quell’energia esistenziale che il popolo romeno sembra avere in dose inesauribile (beato lui!).
Sembrano essere passati secoli da quando dentro l’edificio grigio e staliniano della Sala Palatului, dove si è svolta gran parte del Festival Enescu 2011, rimbombavano le marce pseudo-patriottiche e gli urrà inneggianti al dittatore.
La buona musica serve anche a questo: a ritrovare se stessi e la forza per affrontare il domani.
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26.09.2011
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