Testo e foto: Lisa Mittelberger
Trevi
Trevi è un paese immerso in un mare d’ulivi. Le case sulla collina sembrano aver fatto a gara per conquistare il punto più alto dal quale ammirare il paesaggio. Salendo verso Trevi si ammira la tranquilla bellezza delle piante che mostrano al sole l’argento delle foglie. La “Fascia olivata Assisi – Spoleto” è un paesaggio pedemontano appenninico di 40 chilometri che oltre al comune di Trevi comprende quelli di Foligno, Assisi, Spello, Spoleto e Campello sul Clitunno. Durante i millenni il lavoro dell’uomo ha forgiato la natura donandole un’armonia che appare spontanea, seguendo delle regole non scritte, per le quali in Umbria tutto nel tempo diventa più bello.
Nel santuario della Madonna delle lacrime che si trova un po’ sotto al paese di Trevi, il Perugino ha dipinto l’affresco “Adorazione dei magi e, ai lati, i Santi Pietro e Paolo” e ha dedicato al paesaggio sullo sfondo della capanna delle pennellate più “distratte” rispetto alla cura con cui aveva dipinto, ad esempio, i ciuffi di erbe spontanee nell’altra “Adorazione dei magi”, conservata nella Galleria Nazionale dell’Umbria a Perugia. L’affresco di Trevi è del 1521 ed è visto come un’opera meno incisiva di un pittore esausto. Eppure, lo sfondo che si apre su una pianura idealizzata, circondata da monti, dove il corteo dei Magi si muove tra gruppi di pastori e un gregge di pecore, può essere visto come un invito a muoversi di persona tra la natura circostante, per osservarne i particolari e riallacciare quell’intimo legame che spesso si allenta, ma che può donarci molto serenità.
Foligno
Rimanendo nella fascia olivata si può andare alla scoperta di Foligno per sostare innanzitutto su Piazza del Repubblica, dove San Francesco iniziò il suo cammino evangelico vendendo i vestiti e il cavallo non per profitto ma per riparare la chiesa di San Damiano ad Assisi. A ricordare questo gesto un monumento contemporaneo raffigura due mani che spuntano dal muro tenendo un pezzo di stoffa come ad offrirlo. A Foligno il passato dialoga con il presente: da una parte si ammirano gli affreschi attribuiti a Gentile da Fabriano nel Palazzo Trinci, dall’altra si rimane ammutoliti davanti all’immenso scheletro con il “naso a becco” dell’artista Gino De Dominicis. L’opera riempie per intero il pavimento della ex Chiesa della SS. Trinità in Annunziata e più che raccontare qualcosa del suo geniale e inafferrabile creatore, è una vera e propria calamita che attrea il visititatore al suo interno e lo diverte anche un po’. “È il pubblico che si espone all’opera, non viceversa”, si legge su un pannello e le parole non fanno altro che risucchiare chi le legge nel mistero di questo artista che viveva prevalentemente di notte e la cui arte genera un forte impatto emotivo. Ci penserà il Perugino nell’Oratorio della Nunziatella a riequilibrare il mistero dell’esistenza con l’armonia dell’affresco del Battesimo di Cristo.
L’Umbria si rivela un generoso serbatoio che dispensa emozioni anche in Valnerina dove all’interno della chiesa abbaziale di San Pietro in Valle si ascoltano storie legate ad eremiti, al duca di Spoleto Faroaldo che fece costruire l’abbazia nell’VIII secolo e al giovanissimo imperatore del Sacro Romano Impero Ottone III che la ricostruì dopo il saccheggio dei saraceni. I racconti si intrecciano con la storia antica – all’interno della chiesa sono custoditi diversi sarcofagi romani – e con le opere dei pittori romanici che affrescarono le pareti. Molti particolari di questi dipinti hanno elementi successivi al periodo in cui furono realizzati. Ecco una raffigurazione di Mosè con le vesti fluttuanti nel vento e un gruppo di Re Magi a cavallo che sembrano entrare e uscire da due archi e rappresentano il movimento circolare. A studiare questi affreschi furono Giotto e Cavallini prima di realizzare ad Assisi le “Storie di San Francesco”. Altre storie, altre meraviglie di una regione che riempie gli occhi di bellezza.
Per scoprire la Valnerina e la chiesa abbaziale di San Pietro in Valle: www.visitferentillo.it