Testo e foto: Paolo Gianfelici
Venerdì, ore 19.00: tramonto sulle Îles d’Or
Arrivo nel pomeriggio in auto da Nizza all’Hotel “La Potinière”, una piccola struttura familiare, affacciata sulla spiaggia della penisola Giens. Durante il viaggio con il treno Thello da Milano fino a Nizza (cinque ore), gli occhi si sono riempiti delle immagini spettacolari della costa francese, tra Mentone e Villefranche, rocciosa e frastagliata.
Mi affaccio dal terrazzino della camera. Il panorama induce all’ozio della vacanza: una spiaggetta con due palme, il mare blu scuro, in lontananza le Îles d’Or, dorate dai colori del tramonto, il suono dolce della risacca del mare, liscio come l’olio.
Ore 21.00: polipi alla provenzale al porto di Hyères
Faccio poche centinaia di metri dal mio albergo silenzioso e scopro il lungomare vivace del porto di Hyères, pieno di ristoranti, caffè e locali affollati con musica dal vivo.
Cena al “Mango Bay”. Atmosfera cordiale. La cameriera ogni volta che porta o toglie un piatto dice sorridendo “Opla!”. La porzione di salmone marinato dallo chef è ottima e molto abbondante, come pure i polipi cotti sulla piastra e conditi con una inconfondibile profumatissima salsa provenzale a base di olio d’oliva, aglio, basilico, prezzemolo, pepe. Il rapporto qualità prezzo molto conveniente.
Sabato, ore 9.00: lo straordinario spettacolo del Mediterraneo
L’Espace Mer pullula di decine e decine di persone che vanno e vengono per cambiarsi, indossare la muta da sub oppure seguire le lezioni propedeutiche al “Battesimo dell’acqua”. Almeno una decina di sub camminano sul molo in fila indiana. Sono appena tornati da un’immersione molto mattutina.
Il capitano Philippe Bernardi è il patron e il coordinatore di questo mondo acquatico. Non mi faccio ripetere l’invito e salto a bordo del suo motoscafo per una visita lungo la costa della penisola di Giens e poi verso l’Arcipelago delle Îles d’Or. Bernardi parte di scatto per mostrare tutta la potenza dei mille cavalli del motore, provocando ai passeggeri una doccia parziale. Giens ha una strana forma a T rovesciata. La percorriamo fino alla punta settentrionale, la natura è incontaminata. Sotto il verde dei cespugli, seduto sulla roccia grigia e marrone, l’unico pescatore getta la lenza in mare. Una deliziosa caletta mi fa desiderare di ritornare qui in piena estate per godermi nuovamente, a piene mani, rinfrescato dal Maestrale, questo straordinario spettacolo che il Mediterraneo offre gratuitamente.
Ore 10.00: Porquerolles, spiagge d’argento e vigneti
“Capitain” Bernardi parte con un guizzo, come se il motoscafo fosse un delfino. Di questi pesci è molto esperto: racconta, di organizzare rendez-vous in alto mare con questi ed altri cetacei che amichevolmente si avvicinano alla sua barca per giocare. Ci dirigiamo verso la costa meridionale, alta e rocciosa, dell’isola di Porquerolles. Il mare ha un colore cobalto, molto intenso e brillante per il sole quasi estivo. Le mura di un’antica fortificazione ricordano l’importanza strategica di queste isole. Sono basse perché costruite in proseguimento della muraglia rocciosa naturale. Cingono un gigantesco sperone grigio splendente al sole, che forse è stato l’ultimo rifugio di soldati assediati.
La riva settentrionale di Porquerolles è bassa e costellata di spiaggette deliziose, come quella di Notre Dame, proclamata da una rivista olandese nel 2015, la più bella spiaggia d’Europa. La vedo di sfuggita in lontananza. Il Capitain si dirige velocemente verso il porto.
Sbarcato, affitto subito una mountain bike e parto alla scoperta dell’ interno dell’isola: campi coltivati, uliveti e vigneti. Prima tappa al “Domain Perzinsky”. L’enologo, originario dell’Alsazia, segue rigorosamente le regole dell’agricoltura biodinamica. Il risultato sono tre Côtes de Provence, Appellation d’Origine Protégée: un bianco (Vermentino al 90%) e un rosé, molto freschi e leggermente fruttati, un rosso (Mourvèdre, Syrah e Cabernet) rotondo e con sentori di frutti di bosco. Li assaggio tutti e tre, apprezzandone la leggerezza, seduto all’ombra di due pini, vicino al vigneto e a un boschetto. I gusti e i profumi sono delicati e si intonano all’atmosfera lieve e serena dell’isola.
Proseguo lungo la pista ciclabile in direzione della Spiaggia d’Argento, distesa su un piccolo golfo. Salgo sul promontorio. L’acqua ha tutte le sfumature del turchese ed è così trasparente che dall’alto posso seguire il nuoto in immersione di un esploratore del fondo marino. Sulla sabbia bianchissima battono i raggi del sole che le donano i riflessi metallici per cui è diventata celebre. Se dipendesse da me, la proclamerei senza esitazione la spiaggia più bella d’Europa del 2016.
Ore 13.00: carciofi e seppie sulla Piazza d’Armi
Il ristorante Pélagos si affaccia sulla Piazza d’Armi. L’isola ha avuto nel corso dei secoli grande importanza strategica e tutt’ora la vicina Isola del Levante è occupata in gran parte dalla marina militare francese che coabita, curiosamente, da più da ottant’anni con il primo centro nudista d’Europa.
Oggi sulla Piazza d’Armi (che non è poi così grande come il nome promette) ci sono tanti tavolini e moltissimi turisti affamati come me. Assaggio i teneri carciofi e le seppie grigliate, condite generosamente con olio, pepe, aglio e prezzemolo.
Ore 15.00: verso Port-Cros
L’isola di Port-Cros è il cuore del Parco Nazionale. Un tappeto verde la ricopre per intero: boschi di lecci, di pini di Aleppo, di eucalipti, punteggiati sull’alto delle colline dai quattro forti del 16mo secolo. Approdiamo sotto il Fort du Mulin. Sulla scogliera un grande cannone, forse dell’epoca del Re Sole, è puntato sulle barche in arrivo. Un bambino a cavalcioni sulla bocca fa da cannoniere. Mi incammino a piedi lungo un sentiero (a Port-Cros le auto sono bandite) verso il Manoir, residenza un tempo dei proprietari dell’isola che, prima di diventare parco nazionale, era una grande riserva di caccia privata e un’azienda agricola.
Oggi le Manoir è un albergo tranquillo, di piccole dimensioni, dove si svolgono ogni anno degli incontri letterari seguendo una tradizione. La facciata bianca e le torrette agli angoli dalle linee provenzali sono seminascoste dagli eucalipti. Il ricco orto, bello e fiorito come un giardino, promette che le pietanze del ristorante del Manoir saranno fresche e profumate con le verdure e gli aromi dell’isola.
Ho vissuto la giornata di oggi in un crescendo, immerso nei 4 elementi della natura: l’acqua, la terra, l’aria e il fuoco, espresso quest’ultimo dallo spirito vivace e creativo degli abitanti dell’arcipelago. A Port-Cros, nel cuore del Parco nazionale, il coinvolgimento è totale. Vorrei restare qui fino al tramonto e fare a piedi il percorso dei quattro forti lungo il perimetro dell’isola.
Purtroppo, Capitain Bernardi riceve una chiamata urgente. Dobbiamo ritornare a Porquerolles per imbarcare alcune persone e poi tornare al porto di Hyères. Ci allontaniamo da Port-Cros ad una velocità pazzesca. Il motoscafo salta sulle onde come un delfino. Sono costretto a rifugiarmi nella cabina. Lancio un lungo sguardo a questa isola dove il tempo non esiste, promettendomi di ritornare per scoprire tutta la sua bellezza che sono riuscito appena a intravedere.
Ore 22.00: Le Sax
Nel porto di Hyères c’è un locale, Le Sax (un coktail e sushi bar) molto frequentato di sera dagli ospiti della località (famiglie con bambini, coppie più o meno giovani, single) che desiderano ascoltare musica dal vivo, bere o mangiare qualcosa in un’atmosfera piacevole e disordinata. Il gruppo spagnolo di turno questa sera attacca una canzone dietro l’altra. A un certo punto si presentano sulla scena due ballerine (le compagne dei suonatori?), poi due o tre bambini ballerini (i figli e le figlie degli artisti?). Infine, inaspettatamente, compare un uomo in carrozzina che canta e “balla”, più indiavolato di tutto il gruppo, “correndo” da un angolo all’altro del locale. Come si fa ad essere tristi e pessimisti dopo aver visto sprizzare tanta energia positiva?
Domenica, ore 10.00: il teatro della natura
Le saline di Hyères vanno visitate all’alba o al tramonto. Appena arrivato venerdì pomeriggio all’Hotel “La Potinière” sulla penisola Giens ho potuto darvi una rapida occhiata. I colori del tramonto si riflettevano sulle acque della laguna e sui rari uccelli che ancora non erano andati a dormire sugli isolotti.
Di mattina c’è molta più animazione. A cominciare da uno stormo di fenicotteri rosa in continuo movimento sul pelo dell’acqua. E poi le tadorne, le avocette, e le “échasses blanches” che noi chiamiamo i “cavalieri d’Italia” per l’eleganza dell’aspetto. Ogni specie si sistema al proprio posto sulla laguna e sugli stagni, a seconda della profondità dell’acqua, secondo la lunghezza delle proprie zampe. Sembrano gli spettatori di una platea, in ammirazione dello scenario della natura.
Marc Simo, il responsabile del sito racconta i duemila anni di storia e di cultura delle saline di Hyères, non più produttive da un ventennio. Oggi sono uno scrigno di biodiversità, per la vicinanza al mare e per la differente concentrazione del sale nei diversi bacini della laguna. E non solo per gli uccelli, i pesci e alcune specie di invertebrati e mammiferi, ma anche per la flora, come le tamerici africane. Durante la visita a piedi ho ammirato tra l’erba dei prati la bellissima Serapias neglecta, un’orchidea dal gambo molto alto e i petali color rosa e argento, visibile solo ad aprile e maggio.
Ore 12.00: dalla torre dei Templari alla villa dei tempi nuovi
Sono a Hyères da quasi due giorni e ancora non ho avuto il tempo di visitare il centro medievale della città. Per recuperare il tempo perduto (ma neanche tanto per le meraviglie che ho ammirato sulla penisola di Giens e sulle Isole d’Oro) inizio un “trekking” in salita che passa per la Porte Saint Paul del 12mo secolo, la magnifica torre Saint-Blaise, sede del comando dei Templari fino alla fine del Seicento, quando l’ordine fu sciolto dal papa. Proseguo montando centinaia di scalini che attraversano il parco Saint- Bernard, un giardino che ospita la vegetazione mediterranea, con ampie terrazze che offrono scorci stupendi sulla città e il mare. Ma la chicca finale, ricompensa di qualsiasi fatica, è la Villa Noaille del 1923. Le sue linee geometriche e razionali sono di una modernità e di un’avanguardia sorprendenti. Visito all’interno una mostra temporanea di abiti femminili d’alta moda che si ispirano agli anni Venti.
La vita della villa e dei suoi numerosi ospiti di novant’anni fa, rivive nella piscina coperta, nella sala per lo squash, nei saloni e nelle camere da letto attraverso le figure di donne, vestite con abiti dal taglio essenziale, in armonia con le linee della villa e con lo spirito del tempi nuovi.
Ore 14.00: il Castello e la natura protagonista
Mi congedo da Hyères con una visita al Castello medievale che domina la città, la penisola di Giens, le Isole d’Oro. Quando la giornata è limpida come oggi, dall’alto si osserva ogni minimo dettaglio geografico. Salendo la strada il Castello offre di sè un’immagine imponente. Le torri merlate spuntano sopra i pini. Arrivato in cima scopro che i bastioni e le mura sono stati in gran parte abbattuti. Gli ordini arrivarono da Enrico IV e da Luigi XIII che vollero punire le ribellioni degli abitanti di Hyères all’autorità regia.
Oggi la fortezza, un tempo una delle più potenti della Provenza, emana un romantico fascino. Sul più alto sperone di roccia, i resti delle mura più massicce sono avvolti dai cespugli di fiori gialli e rossi. La natura è tornata ad essere la protagonista, come nelle Saline di Giens, come nell’isola di Port-Cros.
Informazioni utili:
Ente del Turismo Francese
www.france.fr
Ufficio Turistico di Hyères et Porquerolles
www.hyeres-tourisme.com
I tre treni Thello da Milano partono nei seguenti orari: 7.05; 11.10 e 15.10. I primi due si fermano a Nizza mentre il terzo raggiunge Tolone e Marsiglia. www.thello.com
Espace Mer
Bateau Taxi
www.bateau-porquerolles.fr
Domaine Perzinsky
Île de Porquerolles
www.perzinsky.com
Site des Salins d’Hyères
salins-hyeres@tpmed.org