Testo e foto: Paolo Gianfelici
Venosa – Accanto alle terme, alle case e all’anfiteatro dell’antica città romana, i benedettini costruirono sulle fondamenta della chiesa paleocristiana, la Chiesa Vecchia, consacrata nel 1059. Quasi ottanta anni dopo i monaci iniziarono i lavori della grandiosa Chiesa Nuova. Non riuscirono a portarla a termine e, dopo più di un secolo e mezzo, il papa affidò l’abbazia agli Ospedalieri di S. Giovanni di Gerusalemme (i futuri Cavalieri di Malta). Ma neppure loro furono in grado di realizzare l’opera. Della Chiesa Nuova esistono solo le mura perimetrali, il colonnato di destra, i pilatri che delimitano una pianta a croce latina e le absidi semicircolari. Il pavimento è un prato erboso ed il soffitto il cielo stellato. L’Incompiuta emana fascino e bellezza. Le colonne sono imponenti, le curve absidali armoniose. Le vestigia romane (epigrafi e bassorilievi) e longobarde (il gruppo di Tre Vipere), sono state utilizzate nella costruzione della Chiesa Nuova. La contiguità spaziale tra l’abbazia della Trinità e il sito archeologico dell’antica Venusia rendono l’Incompiuta, l’intero complesso, uno dei monumenti più singolari e affascinanti dell’Italia Meridionale.