Testo e foto: redazione TiDPress
Roma – Il film “La Montagne” del regista francese Thomas Salvador ha inaugurato la seconda edizione del Festival di Film di Villa Medici. Prima della proiezione sul grande schermo allestito sul piazzale della sede dell’Accademia di Francia, un breve video ha mostrato delle immagini del maestro Jean-Luc Godard, di recente scomparso. Una voce fuori campo gli chiede tra l’altro se crede ancora nel cinema e lui risponde che il cinema semplicemente è: una risposta che è la perfetta introduzione a questo festival che fino al 18 settembre si articolerà in tre sezioni. La “competizione internazionale” che vede in concorso 14 film senza distinzione di durata o genere; il “focus” che permette di assistere a film di artisti fuori concorso che prendono per mano lo spettatore per condurlo lungo singolari esplorazioni cinematografiche e le “serate sul piazzale” con pellicole recenti, ma anche classici del cinema restaurati. Un programma ricco ed emozionante che per i film in concorso sarà vagliato dalla giuria composta dai registi Marie Losier e Pietro Marcello e dallo scrittore Sylvain Prudhomme. Al termine del festival, la giuria assegnerà due riconoscimenti: il Premio Villa Medici per il miglior film e il Premio della Giuria per un film che ha particolarmente attirato l’attenzione.
“La Montagne” ha trasportato il pubblico sulla vetta del Monte Bianco. Tra crisi climatica e quella esistenziale del protagonista il film è un affresco ben riuscito sul legame tra uomo e alta montagna, sull’esigenza di silenzio e solitudine che solo i ghiacci (un tempo) eterni sanno trasmettere. E sulla presenza immaginaria di esseri luminosi che vivono nelle fessure delle pietre che si rivelano creature di pura materia che permettono al protagonista di raggiungere un nuovo equilibrio interiore in stretto legame con la natura che lo circonda.
Tra i film in concorso trovano spazio le immagini che i medici usano per fare una diagnosi che in “De Humanis Corpore Fabrica” rivelano la sorprendente struttura del corpo umano, ma anche l’amore in “The Demands of Ordinary Devotion” ambientato in una Roma dove regna una perfetta causalità che non permette ai protagonisti di incontrarsi anche se sono legati dalle loro azioni, tra fatica dell’amare e profonde riflessione sulla maternità.