Brunella Marcelli
Le coste del Salento riservano sorprese. Anche gli appassionati visitatori di questo territorio possono scoprire sempre nuovi luoghi, diversi per morfologia, suggestioni e diversi toni di blu, perché qui sono le tonalità del colore a farla da padrone.
Ma il primo colpo d’occhio spetta ai Faraglioni di Sant’Andrea, sentinelle chiare che si ergono dall’acqua quasi avessero vita propria. Vere e proprie sculture di roccia. Il grande scoglio, denominato “Lu Pepe” con il suo arco naturale disegna una scenografia naturale così potente da essere divenuto meta prediletta di set cinematografici. Così come desta stupore il faraglione, la cui conformazione assomiglia all’Italia: uno stivale con tanto di punta e piede in mezzo al mare. Qui l’acqua tocca le tonalità più variegate, dal verde smeraldo al blu intenso e ampi scenari visivi si aprono al nuotatore più esperto che, magari, armato di maschera voglia perlustrare i meandri più interni delle grotticelle scavate e dell’insenature. Ma per chi ama il relax sulla sabbia e lidi più sicuri, c’è a pochi passi la spiaggetta di Sant’Andrea, situata nel borghetto dei pescatori, anch’essa caratterizzata dal suo bel faraglione, questa volta a forma di sfinge.
Continuando il nostro viaggio, poco più a nord, troviamo Torre dell’Orso, baia che si distende languida tra due svettanti falesie con una pineta cresciuta tra le dune a far da chioma. La spiaggia appare come incastonata e la sua acqua è di un azzurro cristallino.
A due chilometri di distanza c’è una tappa imperdibile. Si tratta della Grotta della Poesia Grande a Roca Vecchia: inserita dalla stampa e dai lettori del National Geographic nella top ten delle piscine naturali più belle del mondo. La palma conquistata attrae turisti, desiderosi di immergersi in questa cavità, caratterizzata da mirabili cromatismi. La Poesia, il cui nome allude alle fonti di acqua dolce che sgorgavano dalle pareti, è collegata al mare aperto e alla Grotta della Poesia Piccola, luogo di incisione di preghiere in greco, latino e messapico da parte dei naviganti che invocavano la protezione della divinità. Dio Tutor per i latini, Thator per i Greci e Thaotor per i messapici: le incisioni ci parlano attraverso il tempo. Così come natura e storia sono il binomio della località di Roca. Sulla scogliera si affacciano, infatti, le rovine del castello medioevale e del sito archeologico, un villaggio abitato dall’età del Bronzo fino all’alto Medioevo.
Nota dolente di fronte a tanta bellezza, lo scellerato progetto che vuole far approdare proprio sulle Marine di Melendugno e in particolare sulla spiaggia di San Basilio, un grande gasdotto, la cui realizzazione vede l’opposizione della Regione Puglia, del Comune di Melendugno e dei cittadini. Sarebbe uno scempio per le marine, la cui bellezza incontaminata è stata anche certificata anche dall’ottenimento della bandiera blu, delle cinque stelle di Legambiente e dalla Bandiera Arancione del Touring Club.
Allontaniamo il pensiero nero, immergendo lo sguardo nel blu dell’orizzonte nel punto dove per primo sorge il sole e la mente corre verso altre coste, verso altri lidi. Siamo al Faro della Palascia, la punta più orientale d’Italia, dove il Salento ritrova la sua vocazione di terra di confine, luogo di accoglienza proteso verso il mare, crogiuolo sincretico dell’incontro di diverse civiltà che hanno forgiato lo straordinario carattere salentino.
Dalla visione in lontananza del faro cogliamo il senso intero di una storia, ma è anche la camminata in avvicinamento che ci colpisce. Si arriva, infatti, al faro attraverso sentieri tagliati nella roccia, dove crescono le essenze odorose della macchia mediterranea, quali la Ferula, pianta sacra alla Dea Minerva, cui è consacrata l’intera valle passando da Otranto a Minervino, passando per Castro ove sono state rinvenute le rovine del suo grande tempio e la statua in pietra leccese.
Paesaggio, storia, mito, attualità. Il percorso sensoriale ed evocativo ci conduce all’oggi. Perché il Faro della Palascia ha trovato una nuova vocazione, come luogo al centro di una narrazione che poi è prettamente territoriale. Qui il Centro di educazione ambientale, guidato dal giornalista Elio Paiano accoglie le scolaresche per raccontare la storia del Faro, della sua flora e fauna e persino dei suoi fossili. Per i più arditi, si organizzano anche visite notturne per osservare le costellazioni.
Mentre per i più romantici è nato il Ristorantino del Faro, luogo di degustazione delle specialità enogastronomiche della tradizione salentina, cucinate rigorosamente con i prodotti del territorio e insaporite dalle essenze che crescono in loco.
Roca – visite guidate – www.uniroca.it