Testo e foto: Paolo Gianfelici
Lech – Venire d’estate o all’inizio dell’autunno a LechZűrs Arlberg, famosa nel mondo per gli sport invernali, significa scoprire i colori fantastici della natura, i contorni frastagliati delle rocce, i profili delle montagne e dei boschi che da novembre a maggio il manto bianco della neve ricopre e rende tutto uniforme.
Sotto il campanile imponente di pietra della chiesa parrochiale c’è una casa con la facciata dipinta. Rappresenta la fondazione di Lech nel 1400: alcuni contadini costruiscono tra i boschi e vicino al fiume impetuoso le loro nuove case di legno. La sorgente del Lech è un lago incantevole, il Formarinsee, poco distante da qui. Il fiume da cui ha preso il nome questa cittadina, ha avuto nel passato una grande importanza come via d’acqua per collegare l’Austria con la Baviera e come fonte di energia meccanica e poi idrolettrica.
Alla Rüfi Platz, la piazza principale di Lech, salgo sul bus panoramico a due piani numero 7 che mi porta in quaranta minuti al Formarinsee. Attraverso boschi fittissimi di conifere con alberi secolari e più a monte una vegetazione di cespugli e pascoli, su cui spuntano migliaia di pietre anche di tutte le dimensioni. Sembra che le montagne abbiano “bombardato” la vallata per millenni. La natura qui ha un aspetto selvaggio. Qualche chilometro più avanti, invece, sulla riva del Formarinsee l’atmosfera è bucolica. I prati verdi sono punteggiati dai fiori gialli, azzurri e viola. Sulla sponda opposta del lago montagne rocciose altissime incombono sull’acqua. Un paesaggio pieno di contrasti.
Un sentiero di otto chilometri lungo il fiume arriva fino al paese di Lech. Ci vogliono quasi 4 ore per percorrerlo, ma vale veramente la pena di assistere allo spettacolo della nascita di un fiume grande e importante. All’inizio è un ruscello largo un paio di metri che si può tranquillamente attraversare con due salti, senza correre il rischio di mettere i piedi nell’acqua. Più avanti, alimentato da mille rivoli che scendono dalle montagne, diventa un torrente impetuoso e forma delle piccole cascate. Infine passando sotto l’antico ponte di legno di Lech è già un fiume. Il sentiero all’inizio è accidentato e in discesa ripida. Bisogna fare molta attenzione per non scivolare sulle pietre. Anche perché lo sguardo è attratto dai bellissimi fiori colorati che crescono vicino alle rive del corso d’acqua.
Dopo qualche chilometro (due ore e mezzo di cammino) arrivo a Zug, dove faccio una tappa. All’ingresso del ristorante sono in mostra alcune canne da pesca, a disposizione dei clienti che vogliono pescare nel laghetto. Mi siedo sul tavolo più vicino alla riva. Davanti lo spettacolo della natura in cui sono stato immerso per una mattinata: il corso ripido del fiume tra i boschi e le montagne rocciose sullo sfondo. La cucina qui è semplice: trote o salmerini in padella, patate lesse con burro e prezzemolo, strudel.
Proseguo a piedi per qualche chilometro lungo il fiume fino al centro di Lech. Dopo più di un’ora sono di nuovo nella Rüfi Platz, vicino all’antico ponte di legno, accanto al traguardo di una maratona in pieno svolgimento.
Sono qui da soli due giorni e ho incrociato letteralmente migliaia di persone che si arrampicavano su montagne scoscese, scendevono con i bastoncini lungo i sentieri delle vie d’acqua, risalivano con vigore in bicicletta le strade asfaltate di campagna e correvano all’impazzata in discesa. L’aria, l’acqua, l’atmosfera frizzante, il cibo gustoso e nutriente di Lech regalano agli ospiti una forte carica di energia. Sono all’inizio di un lungo viaggio tra montagne e laghi alpini. Lech è stato il punto di partenza ideale.
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Informazioni utili:
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