Testo e foto: Elvira D’Ippoliti
Barcellona – La voglia di divertirsi è contagiosa. La nave porta con disinvoltura il suo carico di passeggeri sintonizzati sull’allegria. Dal mare si avvistano i grattacieli gentili del villaggio olimpico e la sagoma massiccia e morbida del World Trade Center costruito su un molo.
La statua di Cristoforo Colombo punta il braccio verso il mare. Dalla Plaça del Portal de la Pau parte La Rambla. Il centro del viale è riservato ai pedoni che si muovono ordinati in salita sul lato destro ed in discesa sul sinistro. Gli obblighi finiscono qui. A Barcellona si è gradevolmente liberi di passare il tempo in uno degli infiniti e personali modi suggeriti dallo stato d’animo del momento. Su La Rambla molti siedono nei caffè all’aperto o guardano le bancarelle con la merce colorata. Alcuni, nei tratti di minore affollamento, fanno jogging, altri sfrecciano sui pattini o sugli skate-board; si mangia un panino seduti su una panca di pietra oppure si addenta una mela camminando. Una giovinezza senza fine attraversa l’aria di Barcellona che, forse per sottolineare il suo carattere umorale, attira su di sé una coltre di nubi che scompare senza preavviso, così come si era materializzata, avvolgendo tutto nella nebbia e liberandola subito dopo.
In uno dei momenti grigi, abbandoniamo La Rambla a metà e entriamo sulla destra nel Barri Gòtic (quartiere gotico). Le strade, al confronto con il viale principale, sono ristrette come dopo un lavaggio sbagliato in lavatrice. Le facciate dei palazzi sono scurite dal tempo ma sempre ricche di fascino. Nei vicoli angusti si aprono solo porte di abitazioni private. Alberghi e ristoranti si affacciano gradevolmente sulle strade più spaziose. Tutto sembra ruotare intorno alla Catedral. Le due torri ne annunciano la presenza da alcuni punti non facili da trovare. Il Barri Gòtic si stringe attorno alle antiche pietre con un senso di possesso che lascia spazio soltanto ad alcune piccole piazze di fronte, di lato e dietro alla Catedral, occupate dai tavolini dei bar che offrono un punto sosta tra i più gradevoli di Barcellona. L’umore cittadino è di nuovo mutato e il sole ha scacciato le nubi lasciando come sfondo un cielo blu intenso. Le tapas sono servite a tutte le ore. Un mercatino di prodotti alimentari occupa la piazza antistante la Catedral ed i curiosi assaggiano formaggi e salumi. Uno sparuto gruppo di turisti ha eletto le scale d’accesso alla chiesa come luogo di sosta: sembrano anche soddisfatti di aver scelto come pasto una confezione di frutta tagliata in cubetti e custodita in una vaschetta di plastica trasparente. Tre ragazzi in fila indiana riescono incredibilmente a sfrecciare sugli skateboard sulla strada che collega la piazza al prossimo vicolo. Seduti su un balcone dal quale sventolano la bandiera catalana e quella spagnola un uomo e una donna sorridono immersi nel loro mondo. I tavolini all’aperto sono tutti occupati, ma a Barcellona c’è sempre posto per tutti.
Di sera sono le campane della Catedral e le luci che la illuminano a creare un ambiente incantato. La birra fresca e la tortilla di patate si trasformano come per magia in una cena sontuosa. Una malinconica suonatrice di tastiere elettroniche prepara con gesti lenti il concerto da offrire ai clienti dei vari locali. Il muro scuro della Catedral è la scenografia dello spettacolo. Questo piccolo regno della tranquillità è poco distante dalla porticata Plaça Reial. Centinaia di persone sono in attesa di occupare un tavolo in uno dei locali che si sono appropriati dello spazio lungo i quattro lati della piazza. Le voci si sommano e formano un fortissimo brusio di sottofondo. Che non disturba il giocoliere che stupisce il pubblico con il lancio dei birilli colorati.
Informale e perfetta, Barcellona invita a continuare a muoversi seguendo il tracciato della Rambla. La Plaça de Catalunya è immensa e due fontane circolari sono impegnate a zampillare acqua: forse la fonte dell’eterna giovinezza della città. La strada da qui cambia nome, diventa Rambla Catalunya, e si addentra nel quartiere dell’Eixample (l’ampliamento) messo in atto a partire dal 1854. Un progetto urbanistico grandioso che, dopo aver demolito le mura medievali, ha lasciato più tardi briglia sciolta alla fantasia degli architetti modernisti. I palazzi-simbolo di questo entusiasmo architettonico, accompagnato da un pizzico di follia, sono la Casa Battlò e la Casa Mila. Antoni Gaudì riceveva incarichi da ricchi commercianti e le sue creazioni sono così geniali da essersi trasformate nel polo di attrazione di Barcellona. La luce lascia con riluttanza spazio al buio e ci fermiamo a lungo ad osservare gli “occhi-balconi” delle Casa Battlò, le linee morbide che hanno bandito la linee retta ed i colori tenui dell’intonaco. Di giorno i palazzi del Quadrat d’Or oltre all’originalità mostrano la loro eleganza. I viali perfettamente perpendicolari uni agli altri, sono ampi, alberati e arricchiti da attenti particolari di arredo urbano, come panchine e lampioni dalle linee stravaganti, ma raffinate.
Un po’ discosto da tanta armonia, il cantiere della Sagrada Familia attira una folla di turisti che sembrano non accorgersi delle gru che impongono la loro presenza alle altissime guglie.
La facciata color sabbia della Sagrada Familia ci ha fatto venire voglia di mare. La spiaggia di Barcellona è immensa e offre moltissimi spunti per passeggiate a piedi o in bicicletta. Basta incamminarsi per scoprire un mondo dove si trovano a proprio agio costruzioni avveniristiche ed i bassi palazzi un po’ dimessi di Barceloneta, l’antico quartiere dei pescatori che occupa un “triangolo” di terra incuneato nel mare, piste ciclabili e spiagge libere. Anche il quartiere olimpico annunciato dai due grattacieli che svettano di fronte all’acqua ha trovato casa qui. Prima del 1992 a Barcellona ci si preparava alle Olimpiadi seguendo il motto “Barcelona, posa’t guapa” (Barcellona, fatti bella). A vederla adesso illuminata dal sole si ha l’impressione che il segreto della sua bellezza sia proprio questa sua spensierata, eterna gioventù.