Testo e foto: Paolo Gianfelici
Bellinzona – Le montagne coperte di boschi, le vallate con i campi coltivati, i piccoli borghi dominano il paesaggio dell’Alto Ticino. L’atmosfera è quella della provincia, anche nella parlata della gente. Lugano, internazionale e mediterranea per clima e flora, dista solo mezz’ora di treno, ma sembra molto più lontana.
Il Colonnello mi sta aspettando sotto Castelgrande, uno dei tre magnifici castelli dichiarati Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. Una nuvola sospesa sulla Piazza del Sole, a pochi metri da terra, sparge un vapore rinfrescante nella mattinata estiva. Paolo Germann, un ufficiale in pensione dell’esercito svizzero, è un cultore appassionato della storia dell’Alto Ticino, delle sue tradizioni gastronomiche e artigianali, ovvero di quel mondo che ogni settimana mette in scena sotto i tendoni rosso-azzurri (la bandiera del Cantone) lo spettacolo del mercato del sabato mattina.
Tra le bancarelle del mercato (le cui origini risalgono al 1624) si sente parlare molto in dialetto ticinese. E il Colonnello mi fa notare la grande somiglianza del dialetto e dei prodotti gastronomici locali con quelli delle provincie lombarde di confine. Il percorso a piedi si snoda lungo il Viale della Stazione, Piazza Collegiata fino al Palazzo Civico e ha per quinte antichi palazzi e chiese.
Sulle cento bancarelle sono in bella mostra i prodotti ortofrutticoli (“ Qui non trovi niente di cellofanato, i profumi delle verdure sono quelli autentici dell’orto”, sottolinea il Colonnello), formaggi di montagna, salametti di cinghiale e di cervo, strolghini di maiale. Il Salumificio Sciaroni di Monte Carasso espone lunghissime collane di luganighette fresche e di luganighe (con la forma delle nostre salsicce) sia quelle da grigliare sia da bollire. La Macelleria De Cristophoris della Val Mesolcina espone gli stessi insaccati freschi che ogni anno porta nella Città del Vaticano per la tradizionale grigliata delle Guardie Svizzere (pasto rinforzato con la polenta ed il cervo in salmì).
Nel Mercato di Bellinzona il pane occupa un posto di primo piano. E’ quello preparato appositamente per il sabato mattina con un mix di farine, soffice e a lievitazione naturale. “Quando lo tagli a fette, è simile alla groviera” aggiunge il Colonnello.
A base di farina comune, farina di castagno, cioccolato bianco e scuro sono i bissoli (i biscioni in dialetto ticinese). I dolcetti che ricordano l’antica moneta locale. In tutti i locali oggi si serve a prezzi modici il “menu mercato”. Purtroppo non posso approfittarne. Saluto cordialmente alla Stazione ferroviaria il Colonnello con la promessa di ritornare presto.
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