Testo e foto: Paolo Gianfelici
Berna – Il tempo nel centro storico della città, Patrimonio dell’Umanità protetto dall’UNESCO, sembra essersi fermato tra la fine del Medioevo e l’inizio del Rinascimento. Il monumento più conosciuto è la Zytglogge, la Torre dell’Orologio. A tutte le ore una piccola folla di turisti in sosta punta gli occhi sul bellissimo quadrante azzurro e rosso dell’orologio astronomico, ma soprattutto sulle figure del carillon. A mezzogiorno inizia lo spettacolo più lungo (circa tre minuti) e vario. Il gallo dorato canta tre volte, il giullare suona le campane dimenandosi, Hans von Thann, la figura cavalleresca in cima alla torre, marca il tempo a colpi di martello, gli orsi, simbolo di Berna, sfilano reggendo strumenti di lavoro, musicali e armi, il più importante fra di loro procede a quattro zampe con corona, preceduto da un cavaliere in armatura a cavallo. Al centro della scena in posizione dominante siede Chronos, il Tempo. Un vecchio con la barba tiene in una mano la clessidra e nell’altra una verga con cui scandisce lo scoccare delle ore. I numerosi spettatori osservano attenti e in silenzio lo spettacolo della 12 che si ripete ogni ora del giorno, ma in formato molto più ridotto.
Il fascino che emana l’orologio della torre, creato da Caspar Brunner nel 1527-30, sta nel rappresentare con un ritmo incalzante per quei tempi (ma che funziona anche oggi) le molteplici facce della vita quotidiana – lavoro, arte, musica, ma anche le guerre – il tutto all’interno dell’avanzare implacabile del tempo.
Sono curioso di vedere dall’interno il meccanismo dell’orologio. Il giorno dopo, mezz’ora prima dello scoccare delle fatidiche ore 12, salgo i 130 gradini della Zytglogge. La vista dall’alto sulla Città Vecchia è stupenda. Lo sguardo abbraccia una distesa di palazzi dai tetti rossi e spioventi, punteggiati da un’infinità di abbaini e di comignoli. Il campanile del duomo domina lo scenario. E’ quasi incredibile: il centro storico di una città importante rimasto integro ed intatto per cinquecento anni. La stessa età del meccanismo dell’orologio. Alla base del pendolo un tempo c’era una autentica palla di cannone (oggi sostituita da una copia). E poi un sistema di ruote dentate, ventole e corde, il tutto ingabbiato in una struttura di ferro, che trasmettono il moto alla giostra del carillon e ad un soffietto che fa cantare il gallo dorato.
Scendo dalla torre della Zytglogge per passeggiare lungo la Kramgasse. Entrambi i lati sono fiancheggiati da edifici storici e case dorate con lunghissimi portici. Al centro la più famosa fontana di Berna dedicata a Berthold von Zähringen, il fondatore della città. Un orso (simbolo della città) con l’armatura regge lo stendardo. L’acqua della capitale elvetica è rinomata. La assaggio. E’ un’acqua dolce, fresca, come quella di una sorgente di alpina.
Proseguo la passeggiata fino al duomo. Un’impressionante rappresentazione del Giudizio Universale occupa il timpano del portale centrale: i dannati a sinistra, i redenti a destra. Un’opera d’arte notevole, di cui fa parte più in basso una rappresentazione del modo di vivere retto (o scorretto) delle persone viventi. Poco distante dal duomo è la fontana di Mosé che punta il dito contro l’idolatria.
Dopo questo tuffo nella storia e nell’arte, arrivo alla terrazza del duomo. E’ un luogo ampio, alberato, molto frequentato. Si affaccia sul fiume Aare che scorre in basso, segnando un’ansa nel verde dei boschi e dei prati. E’ il secondo volto di Berna, molto amato dai suoi abitanti,a cui piace tuffarsi nel fiume e lasciarsi trascinare per chilometri dalla corrente fredda e rapida, forse sognando i tempi in cui gli orsi abitavano ancora nei boschi ai margini della città.