Testo e foto: Paolo Gianfelici
Colle d’Anchise – Arrivo alla Piana dei Mulini a metà pomeriggio. Si va alla ricerca di tartufi sul grande prato lungo le rive del fiume Biferno. Il sole è già tramontato dietro la Catena del Matese. Il cane esperto batte velocissimo a tappeto il terreno, reso molto irregolare dal passeggio notturno di un branco di cinghiali. Gira e rigira attorno alle foglie a pochi metri dall’acqua, scava e trova un bellissimo tartufo bianco, grande come il palmo di una mano. Le ricerche continuano, ma senza altri risultati. Si è fatta notte. La luce della mezza luna (sembra disegnata sul cielo stellato apposta per farsi ammirare dal nostro gruppo di cercatori di tartufi) rischiara l’acqua del fiume. Il cane inizia ad occuparsi d’altro, il buio tra le querce è fitto, fa freddo ed è anche molto umido. Eppure non me ne andrai mai via da qui. Solo per sentire il gorgoglio dell’acqua nel silenzio della piana e per annusare gli odori portati dal vento del fogliame a terra, dell’erba bagnata, del muschio cresciuto sulle pietre del fiume.
La Piana dei Mulini è un albergo diffuso creato con il restauro e il riutilizzo degli antichi edifici che ospitavano le macine della farina, i magazzini e più tardi una piccola centrale idroelettrica. Nella sala del ristorante dell’hotel si svolge una presentazione della Società Agricola Alba e una degustazione di alcuni suoi prodotti. Nicola e Micaela, due giovani laureati in Scienze Gastronomiche a Pollenzo, gestiscono Alba, l’azienda biologica multifunzionale situata a Campolieto, seguendo “un progetto sostenibile da un punto di vista economico, sensoriale, ambientale e sociale”. Ho assaggiato alcuni loro prodotti, due oli extravergini di oliva, dal delicato gusto erbaceo, leggermente amari e piccanti, e una eccellente selezione di formaggi caprini e ovini con diverse stagionature.
La mattina dopo visito l’Area archeologica di Altilia-Saepinum, distante una ventina di chilometri dalla Piana dei Mulini. Un leggera nebbiolina avvolge il teatro del I secolo, il complesso termale, la basilica romana e il quartiere delle abitazioni private di epoca augustea, ma anche gli altri edifici, longobardi, medievali, per arrivare fino all’Ottocento. Perché Sapinum, salvo alcuni periodi durante le invasioni barbarica, è sempre stata almeno in parte abitata. E questo le conferisce un fascino, una vitalità particolare, che le aree archeologiche disabìtate da millenni non hanno. Mi raccontano che fino a pochi anni fa le greggi pascolavano tra le rovine romane. E se non ci sono più le pecore sono rimasti le querce secolari e gli edifici rurali di un passato recente.
In questo luogo, dove è molto visibile la monumentalità romana classica, gli abitanti del Molise hanno impresso nel corso dei secoli la loro impronta rurale e pastorale, rendendo questo sito originale, affascinante, indimenticabile.
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La Piana dei Mulini, Colle d’Anchise (Campobasso) www.lapianadeimulini.it