Redazione di TiDPress
La presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen scrive in un tweet dell’8 aprile: “Dottori e infermieri dalla Romania in Italia per trattare pazienti colpiti da coronavirus e aiutare la famiglia dell’Unione europea. Questa è la solidarietà europea in azione”.
L’equipe sanitaria è già al lavoro nella provincia di Lecco. L’Ambasciata di Romania in Italia ha dichiarato: “Nello spirito del rapporto privilegiato di amicizia che lega i nostri due popoli, la Romania ha deciso di dare un contributo alla comunità medica in Italia, che opera con grande spirito di sacrificio e responsabilità, con una squadra di specialisti medici di terapia intensiva. La Romania desidera manifestare anche la riconoscenza per il Paese che è diventato la casa di oltre 1,2 milioni di romeni, una comunità ben integrata e apprezzata per il suo contributo alla società italiana”.
Qualche giorno fa il Palazzo Presidenziale a Bucarest (Palazzo Cotroceni) si è illuminato con i colori della bandiera italiana “In segno di profonda solidarietà con l’Italia e affetto per il popolo italiano”, ha detto il presidente Klaus Iohannis.
Ripubblichiamo l’articolo “Romania: la luce delle candele” di “Terre d’Europa” con l’invito ai nostri lettori, quando sarà di nuovo possibile viaggiare senza restrizioni, a visitare Bucarest e le altre città e regioni di questo affascinante Paese.
“Romania: la luce delle candele”
Testo e foto: Paolo Gianfelici
Bucarest – Nel 2020 la Pasqua ortodossa cadrà il 19 di aprile, ma non sarà possibile, a causa dell’epidemia di coronavirus, assistere dentro le chiese alla liturgia solenne e fastosa della Settimana Santa. La Pasqua ortodossa coincide con la domenica che segue la prima luna nuova dopo l’equinozio di primavera. Quindi di solito non si festeggia nello stesso giorno della Pasqua cattolica ( e delle confessioni evengeliche) che coincide con la domenica successiva al primo plenilunio di primavera.
Le piccole chiese di Bucarest sono gemme che splendono tra grandi palazzi costruiti in epoche molto posteriori, e che spesso sembrano soffocarle. Brillano per le loro linee architettoniche, per i capolavori d’arte che custodiscono, per la fede espressa dalle centinaia di candele accese. Come la chiesa Stavropoleos nella Città Vecchia, tenera, minuta, affiancata da un chiostro fiorito e silenzioso, a pochi passi dalla movimentata Calea Victoriei.
Altre chiese sono grandi e monumentali, circondate da parchi con alberi secolari che ne accrescono l’importanza. Oppure sono sulla cima di una collina, come la Cattedrale Patriarcale d’uno splendore trionfante. Ho assistito qui ad una messa. L’atmosfera creata dai celebranti, dal coro d’alto livello artistico, dai fedeli, dalla luce delle candele che si riflette sulle antiche icone, è di grande impatto spirituale.
Assolutamente da non perdere è una cerimonia della liturgia ortodossa, non solo per il fasto che l’accompagna, in particolare in occasione di eventi come il matrimonio o il battesimo, ma soprattutto per la partecipazione attiva dei fedeli ai riti, anche nelle funzioni di ogni giorno. La chiesa è il luogo in cui ognuno esprime il desiderio quotidiano di vivere e di sperare nel proprio futuro.
Le festività solenni celebrate dalla chiesa ortodossa sono frequenti e, di conseguenza, molte le occasioni per un visitatore di conoscerle da vicino. In un precedente viaggio nella capitale romena, casualmente, ho assistito alla messa dell’Esaltazione della Croce, entrando una mattina di un giorno feriale nella chiesa di San Mina. Era gremitissima. La croce era rappresentata da una composizione di fiori. Nel tardo pomeriggio, lungo la Calea Victoriei, ho incontrato una lunga e solenne processione in omaggio alla Santa Croce.
Nel tardo pomeriggio di un sabato sono entrato nella chiesa di San Spiridon, una costruzione neogotica dell’Ottocento, miracolosamente sopravvissuta a terremoti, bombardamenti ed alla follia iconoclasta e distruttrice del passato dittatore. Assisto ad una messa di “Maslu”, d’unzione con l’olio santo, che secondo il rito ortodosso è un sacramento somministrato a tutti e non solo a coloro che sono in punto di morte, come avviene nel rito cattolico (l’estrema unzione).
Centinaia di persone assistono al rito di buon auspicio per la salute fisica dei presenti e degli assenti, in piedi, in ginocchio o prostrate al centro della chiesa oppure appoggiate ai sedili di legno intarsiato sulle pareti laterali.
Su un lunghissimo tavolo sono stati appoggiati dai fedeli pane, farina, olio. Il pope li benedirà, saranno riportati a casa e con gli ingredienti preparate delle semplici torte per la famiglia. Decine di candeline brillano sul tavolo accanto al cibo di ogni giorno.
Inizia la messa. Un gruppo di sacerdoti vestiti con paramenti sacri di colore azzurro cielo escono attraverso la porta centrale dell’iconostasi, una parete di legno decorato e dipinto che divide l’altare dal resto della chiesa. Il più anziano legge un passo del Vangelo da un libro dorato. Ha una fluente barba bianca, un aspetto ieratico, parla con voce ispirata. I lunghi capelli bianchi sono raccolti in un codino. Alcuni fedeli si inginocchiano ed afferrano un lembo della sua veste bianca, il “patrafir” che lo ricopre tra l’abito nero talare e i paramenti sacri. Chi è malato o semplicemente si sente triste e depresso chiede simbolicamente così conforto.
La messa prosegue. I fedeli continuano ad entrare nella chiesa, così piena che a camminarci dentro si corre il rischio di pestare i capelli o gli scialli delle donne inginocchiate a testa in giù. Vicino all’ingresso principale i nuovi arrivati scrivono dei bigliettini dove chiedono grazie per i vivi o esprimono preghiere per i morti. Durante una pausa della messa, un sacerdote appare dalla porta laterale dell’iconostasi. I fedeli si mettono in fila con una candela in mano per conferire con lui e consegnargli il messaggio scritto.
La partecipazione alle cerimonie del culto ortodosso è molto diffusa in Romania, non solo nei paesi e nelle campagne, ma anche nelle città. Forse perché la gente si sente a proprio agio dentro le chiese, come a casa propria. L’approccio è di grande rispetto e devozione, ma anche semplice e spontaneo.
Una domenica in tarda mattinata abbiamo osservato una giovane donna muoversi con grande disinvoltura nella chiesa Buna Vestire alla Curtea Veche, la più antica di Bucarest. Parlava con il pope dell’organizzazione del battesimo del figlio (o figlia) che doveva essere celebrato poco dopo. Indossava una gonna da sera e calzava sandali con tacchi a spillo. Per comodità, lei ed il marito che l’affiancava si erano già vestiti per la festa ed il ballo che avrebbero seguito il battesimo fino a tarda notte. Casa e chiesa sono luoghi familiari e contigui.
Informazioni utili:
www.romania.it
Romanian Orthodox Church
Sito ufficiale anche in inglese del Patriarcato di Romania
Una sezione è dedicata alle chiese ed ai monasteri
www.patriarhia.ro