Testo e foto: Elvira D’Ippoliti
Heidelberg – Il berretto è azzurro, bordato di bianco, con una piccola visiera: la prima cosa che colpisce di loro è il copricapo. I giovani siedono a un tavolo di un Cafè sulla piazza principale di Heidelberg, la Marktplatz, alle spalle della chiesa intitolata allo Spirito Santo, l’Heiliggeistkirche. L’atmosfera, davanti ai boccali di birra, è allegra. La guida indica il gruppo con discrezione e consiglia di fare uno foto. “Magari senza farsi notare”, aggiunge con un timido sorriso. Degni di tante attenzioni sono gli studenti dell’Università di Heidelberg, che, oltre ad essere la più antica della Germania (anno di fondazione: 1386), ha la caratteristica di essere suddivisa in “influenti” fratellanze. Incontrarne gli esponenti, non è facile. Ma, fratellanze a parte, ciò che colpisce camminando per le vie di Heidelberg, è lo spirito di spensierata serietà che sembra aver forgiato negli anni un lato del carattere della città.
La via principale (letteralmente: Hauptstrasse), che divide in due il nucleo antico e “scorre” parallela al fiume Neckar, nel tardo pomeriggio è molto affollata. Heidelberg non è grande, ma qui sembra incontrarsi il mondo. Uomini in kilt, colorati gruppi di ragazze e ragazzi di ogni dove, un papà con il bimbo sulle spalle: tutti danno l’impressione di aver voglia di stare in allegria. I negozi ed i Cafè si susseguono, la città dispensa spensieratezza a piene mani. E’ come la corrente di un fiume che invita a lasciarsi andare. Il giorno non è ancora molto lungo, ma la notte lo sarà.
Tanti i negozi ad Heidelberg, il cui il carattere particolare è illustrato nelle colorate vetrine. Gioielli originali, che rappresentano in svariate forme il “re ranocchio”, caramelle gommose, i famosi “Gummibäre”, di tanti colori e dimensioni. Prodotti locali, come il Bärlauch, un tipo di aglio il cui intenso aroma si “incontra” spesso in città e nel negozio viene venduto in vasetti. Poi un negozio “fuori stagione” (se si esclude il periodo natalizio): Käthe Wohlfahrt, dove è possibile fare scorta di addobbi natalizi durante tutto l’anno. Sarà forse una stranezza, vedere ad aprile Babbo Natale, gli angioletti e le stelle dorate in vetrina, ma gli oggetti in vendita sono graziosi e testimoniano l’antica tradizione del Natale di Heidelberg. Nelle tante viuzze limitrofe la varietà e la particolarità della merce non cambia. Nel Cafè Knösel ci sono gli esclusivi “Studentekuß” (bacio dello studente), i cioccolatini più caratteristici della città il cui simbolo è il profilo nero su sfondo bianco di due visi con le labbra di lui (uno studente con tanto di berretto) che sfiorano quelle di lei.
Altri profili, ma non ispirati alla dolcezza, è possibile vederli disegnati sui muri del carcere studentesco “Karzer”. L’Università di Heidelberg che attualmente è all’avanguardia nelle scienze mediche e biologiche, amministrava fino al 1914 una sorta di giustizia. Puniti venivano “reati” quali schiamazzi notturni o ubriachezza e per gli studenti era quasi un punto d’onore essere rinchiusi in isolamento per qualche giorno a pane ed acqua. Il resto della “detenzione” era molto più libera: si potevano ricevere visite, anche femminili, che allietavano le giornate portando provviste. Nei momenti di noia si lasciavano testimonianze scritte e “pittoriche” sui muri.
Le gesta degli “eroi” reclusi saranno state oggetto di accesi commenti ai tavoli di uno dei tanti locali studenteschi di Heidelberg. Lo “Schnookeloch” (che in dialetto vuol dire: buco della zanzara) è una taverna piccola le cui pareti sono tappezzate di foto e cimeli (molti i berretti) delle varie fratellanze. I tavoli sono rustici e ogni centimetro di legno è stato “sfregiato” nel tempo dagli studenti con scritte e simboli. La cucina è genuina e tipica della regione con molti piatti a base di carne. Immancabile la birra, che molti studenti continuano a bere nei boccali “privati” che vengono conservati per gli avventori appesi ad appositi ganci.
Per offrire a tutti l’emozione della vita tipica dello studente, nel “buco Schnookeloch” è anche possibile dormire. Si sale una stretta e scricchiolante scala di legno e ci si riposa in un letto “racchiuso” in una stanzetta arredata con gusto essenziale.
Dalla cucina gli odori del cibo accompagnano gli ospiti fin su, ma si è in centro città e, fatti pochi passi in direzione della piazza della chiesa dello Spirito Santo, si svolta a destra e ci si trova nel pieno della vita notturna di Heidelberg. La Untere Strasse (la strada di sotto) è un susseguirsi di locali di ogni genere e dimensione. Si può scegliere di bere qualcosa all’aperto, oppure entrare ad ascoltare musica, mangiare, incontrare gli altri e magari farsi nuovi amici. La spensierata serietà è contagiosa.
Di nuovo al punto di partenza, come in un ideale Gioco dell’Oca, se dalla Marktplatz si alzano gli occhi, appare la visione delle rovine del castello. Per i poeti romantici tedeschi era come se il loro “ideale” si fosse tramutato in pietra. La nostalgia si concretizza nel passare del tempo che disgrega gli edifici e nella presenza della natura che li invade. Gli esseri umani assistono al declino pensando alla caducità della vita, riempita dall’emozione dei sentimenti, che sono però anche causa di sofferenza. Un romanticismo nordico, letterario e artistico, che poco si avvicina al concetto “romantico” di cena al lume di candela.
Heidelberg è una città ricca di scorci esteticamente al limite della perfezione e spazi per una dichiarazione d’amore, nello spirito del romanticismo più “popolare”, se ne trovano a volontà. Intorno al castello, c’è un bellissimo parco dove passeggiare, gettando uno sguardo alla varietà di stili (dal gotico al rinascimentale) dei vari edifici ancora in piedi e delle rovine, di quella che per cinquecento anni fu la residenza dei principi elettori della famiglia Wittelsbacher. Dalla terrazza si ammira tutta l’armonia della città lungo il fiume, circondata dal verde acceso dei boschi.
Per godere di una vista “speculare” e cioè della città con il castello, si deve attraversare il fiume sul Ponte Vecchio, arricchito da statue, e salire lungo una stretta viuzza fino al Philosophenweg (sentiero dei filosofi). Il sentiero (asfaltato) è un po’ troppo moderno. Il panorama è bello e nei piccoli spiazzi, all’ombra di grandi e frondosi alberi, ci si riposa e si può anche “filosofeggiare” indisturbati.
L’arenaria rossa con cui è stato costruito il castello, al tramonto diventa di un colore ancora più vivido. Molti altri edifici di Heidelberg hanno questa caratteristica. Se ci si allontana dalla parte “vivace” della città, si possono fare passeggiate tranquille attraversando piccole piazze e percorrendo vie alla ricerca di chiese ed edifici storici. Alcuni racchiudono dei cortili erbosi, dove si incontrano ragazzi concentrati sui libri di studio. La contemplazione ad Heidelberg potrebbe essere materia d’esame.
Informazioni utili:
Si può raggiungere il castello salendo i trecento gradini del Burgweg. L’alternativa pigra è la moderna funicolare che parte dalla piazza Kornmarkt.
Per accedere al castello, si partecipa ad una visita guidata. In questo modo ci si potrà stupire davanti alla “grande botte” che poteva contenere fino 220 000 litri di vino. Una delle leggende che arricchiscono l’atmosfera del castello, narra di un nano-giullare di origine italiana, che da gran bevitore, quando gli si chiedeva se fosse riuscito a bere tutto quel vino rispondeva: “perché no?”. Da qui il suo nome Perkeo, che sembra sia morto perché il dottore gli aveva prescritto un bicchiere d’acqua.
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