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Germania: Magonza sulle rive del Reno

Sopra i tetti della città spuntano le torri color rosa di St. Martin. Non sembra una cattedrale, ma l'illustrazione di un castello in un libro di fiabe.

Germania: Magonza sulle rive del Reno

Testo e foto: TiDPress

Il Duomo di Magonza Click sulla foto per ingrandire

Il Duomo di Magonza
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Magonza – L’impronta dei romani è impressa nella pavimentazione della porta d’accesso al “castrum”. I profondi solchi lasciati nella pietra dalle ruote dei carri testimoniano l’intenso traffico nell’insediamento dei legionari, voluto dal figlio adottivo di Augusto, Druso. Il luogo era – ed è – panoramico. A Druso deve essere apparso splendido: dall’altura strategica dove si era accampato guardava in giù verso il Reno e riusciva a vedere in lontananza anche la confluenza con il Meno. Un punto strategico. Il sole inonda di luce la corrente del fiume e in onore del dio Sole, Mogontiacum, che qui veniva venerato, è stata battezzata la città di Magonza (in tedesco: Mainz).

Duemila anni dopo, senza avere il potere di Druso, ma con la stessa determinazione, un sacerdote cattolico di Magonza è riuscito a realizzare un progetto in cui umanità e grande rispetto reciproco si fondono per creare un tesoro d’arte. Klaus Mayer un tempo parroco della chiesa di St. Stephan ha avuto l’idea di rendere unica la sua chiesa facendo realizzare delle vetrate da un artista da lui ammirato: Marc Chagall. Le ferite della storia avevano segnato Chagall (ebreo russo) profondamente. Durante il nazismo era stato costretto a fuggire negli Stati Uniti e aveva giurato a se stesso che non avrebbe mai più messo piede in Germania. Mayer lo raggiunge e gli presenta la sua richiesta. Chagall rifiuta una, due, molte volte, ma alla fine due caratteri caparbi si incontrano e l’avventura dell’arte comincia. L’artista russo accetta di realizzare le vetrate. Non vuole un compenso, ma solo il pagamento del materiale. All’inaugurazione Chagall, fedele al giuramento non si presenta. Il risultato è un’opera in blu, grande come il cielo, e in cui le scene dell’Antico Testamento creano un legame di pace tra ebraismo e cattolicesimo. Appena entrati in chiesa non ci si rende subito conto di essere avvolti in questo alone di magia, creato non solo dalla luce filtrata dai vetri, ma dal fatto di essere davanti all’espressione di una profonda e artistica umanità. L’ultimo sguardo è per una vetrata che Chagall realizzò poco prima di morire. Oltre agli infiniti blu del cielo ad emozionare sono schegge e frammenti di tutti i colori da lui intitolati: i fuochi d’artificio della mia vita.

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Dietro l’angolo della storica viuzza, attende paziente, con i suoi mille anni sulle spalle, il Duomo “bifronte” dedicato a San Martino. Il vescovo Willigis ne comincia la costruzione nell’anno 975. Gli uomini di chiesa di Magonza durante il Medioevo avevano grande potere, anche temporale, e Willigis, per mettere le cose bene in chiaro, progetta una chiesa che testimoni in ogni momento la sua gloria di uomo di chiesa e di stato. L’idea è semplice: perché accontentarsi di un solo altare, quando se ne possono realizzare due? Uno, quello “tradizionale” da cui dire messa e l’altro, esattamente di fronte e alla fine della navata principale, in cui indire riunioni di governo. Per farlo si deve “rinunciare” all’ingresso principale, ma basta dotare la chiesa di un ingresso laterale ed il problema è risolto. Seguendo il filo rosso di tanta praticità, si arriva nel cuore antico della città. La Kirschgarten (giardino dei ciliegi) è una strada piccola e anche le case che vi si affacciano lo sono: Magonza qui sembra essersi stretta intorno alla propria storia. Sulla facciata della casa-decana della città le antiche travi di legno, “Fachwerk”, formano disegni geometrici. Sopra la data di costruzione (1450) e dei successivi restauri (1708, 1890 e 1976) una scritta in caratteri gotici “recita” il nome della casa: Zum Aschaffenberg.

Dal „Kästrich“ (adattamento tedesco della parola castrum) di romana memoria, oggi trasformato in un condominio con tanto di resti di mosaici romani in cortile, se il tempo è cattivo, si scende in ascensore verso la città. Se il dio sole “assiste” i visitatori, saranno i gradini della Terrassenstrasse a condurli verso il centro.

Magonza è una città schietta, nitida e vivibile, che non si nasconde e non pretende particolari sforzi di concentrazione per farsi comprendere.
Sulla Schillerplatz si incontra uno dei simboli del suo carattere gioviale: la fontana del Carnevale. Questa festa è coinvolgente, ma se non si è in vena di festeggiamenti durante quei giorni, i più pazzi dell’anno, è meglio lasciare la città. Le sfilate colorate riempiono le strade fino all’inverosimile e visto che a Magonza il Carnevale è una cosa seria, i cittadini si preparano tutto l’anno all’evento e sono suddivisi in pacifiche e gaudenti “guarnigioni” con tanto di divise colorate. La fontana è stata fatta costruire da un industriale del luogo che ha avuto l’onore di veder eletta la figlia “principessa del Carnevale”. Una curiosità: in tedesco i postumi dell’eccessivo bere si chiamano popolarmente “Kater” (gatto maschio) e nel bacino della fontana zampetta anche un gatto di bronzo, proprio per ammonire (inutilmente) sui fastidi a cui si va incontro per il troppo festeggiare.

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A Magonza era impossibile sbagliare indirizzo visto che l’abitudine di “battezzare” le case era di uso comune. Il desiderio di chiarezza ha radici antiche. Magonza era ed è l’unica città della Germania in cui i cartelli che indicano i nomi delle strade sono di due colori: blu e rossi.
Le strade “blu” sono quelle che seguono in parallelo il corso del Reno, quelle rosse portano al fiume. La precisione non finisce qui: i numeri civici più bassi sono i più lontani dal Reno a cui ci si avvicina procedendo verso i numeri più alti. Nel passato, quando gli incendi delle case erano un pericolo sempre in agguato, le indicazioni per raggiungere velocemente l’acqua del fiume erano di vitale importanza.

All’interno del Duomo si è immersi in un’atmosfera crepuscolare, in netto contrasto con l’armoniosa quiete del chiostro. Una volta usciti nella vivida luce del giorno, ci si sofferma ad osservare la facciata del Duomo. Visto da “dietro” la torre centrale affiancata da due torri più piccole lo fa sembrare un castello voluto da un principe delle fiabe. Dalla parte “normale” un campanile con accanto la statua di San Martino a cavallo gli da il tradizionale aspetto di chiesa. Forza della suggestione o anche questa distinzione architettonica è stata voluta da Willigis? Che fosse un tipo deciso lo dimostra la reazione che ebbe all’incendio che distrusse del tutto il Duomo la notte prima dell’inaugurazione: lo fece ricostruire.

Altro illustre e caparbio cittadino di Magonza è stato Johannes Gutenberg. Quella di superare il concetto di scrittura a mano era il suo chiodo fisso. Nel museo a lui dedicato si può assistere a una dimostrazione dal vivo di come sia riuscito a fondere le lettere ad una ad una, a comporre una pagina e a rivoluzionare la storia dell’umanità. Tra il 1452 ed 1455 Gutenberg stampò in un laboratorio simile a quello ricostruito nel museo, 180 copie di quello che lui considerava un best-seller: la Bibbia. Due esemplari vengono custoditi in un “caveau” del museo. Il museo offre la possibilità di fare un’appassionante viaggio nel mondo dei media e ospita anche una sezione dedicata alla storia della stampa nell’Asia orientale.

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La “visione” di Drusus è a pochi passi dal museo. Il Reno è una vasta arteria d’acqua che amplifica la luce del sole. Si può camminare o andare in bicicletta per chilometri lungo le sue rive. In Germania i fiumi sono soggetti attivi su cui navigare, trasportare merci, bagnarsi. Entrare in contatto con uno di questi corsi d’acqua è un modo per conoscere a fondo la storia e la cultura del paese. Magonza è città di sole e di fiume. All’interno del suo territorio cittadino si trovano 197 ettari di vigneti e la città stessa è un tripudio di locali in cui gustare un buon bicchiere. “Colpa” dei romani che per primi piantarono vigneti lungo il Reno. E realizzarono cantine, di cui molte hanno passato il “testimone” a quelle attuali che conservano dei veri tesori in bottiglia, come quelli dei produttori di spumante Kupferberg e Goldhand.
Di questa vita sotterranea ha approfittato un ristorante che si trova nel sottosuolo del Novotel di Magonza. L’albergo è moderno, ma basta schiacciare l’ultimo bottone dell’ascensore per arrivare in “cantina” ed entrare in un mondo diverso. “Kasematten”, questo il nome del ristorante è un locale dall’atmosfera ovattata e gradevole. Le grandi volte di pietra del soffitto danno una sensazione di protezione. Ci si rilassa e si pensa a godere il cibo ed il vino.

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St. Stephan: le vetrate di Chagall
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Informazioni utili: lo stemma della città di Magonza è una doppia ruota che simboleggia il sole. Le bandiere rosse con il disegno bianco confondono i loro colori con quelli del mercato sulla Piazza del Duomo. Tutte le sfumature del verde degli ortaggi, ordinati sui banchi come in una vetrina di un negozio di lusso, rendono il mercato uno spettacolo in sé. Tutt’intorno Magonza si apre con generosità allo sguardo dei visitatori e offre i suoi viali ampi e luminosi, le fontane e le tante statue raffiguranti la Madonna che proteggono le case dalle facciate in cui sono state inserite. Si ritorna al mercato. Sul banco del venditore di uova sta accoccolato un gallo. Il suo amico umano racconta che a quell’esperienza bisettimanale il gallo non vuole rinunciare per nulla al mondo e di primo mattino, si va a mettere sul camioncino aspettando di essere trasportato in città e di prendere posto sul banco. Per farsi ammirare in tutta la sua bellezza. O forse per ammirare la bellezza della città.

Il Gutenberg-Museum
www.gutenberg.de

 Touristik Centrale Mainz
Brückenturm am Rathaus
Tel. +49 (0)6131 2862114
www.tourist.mainz.de

 

 

 

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