Testo e foto: Lisa Mittelberger
Ginevra è una città come nessun’altra. Non è soltanto la presenza delle numerose organizzazioni internazionali a renderla unica, ma anche il naturale e stretto rapporto che i cittadini hanno con la natura. Il Lago di Ginevra è un enorme specchio d’acqua e la prima cosa che mi colpisce non appena esco dall’affollata stazione Cornavin e la luce intensa che illumina strade, palazzi, mezzi di trasporto e persone. È un po’ come trovarsi su un set cinematografico, dove il regista ha deciso di girare una pellicola con fonti di luce eccezionali che qui, altro non è che il sole riflesso sul lago. Il quartiere vicino alla stazione è un riuscito miscuglio di locali etnici e negozi vari e mi basta fare pochi passi, quelli necessari per raggiungere l’hotel, per capire che la vitalità degli abitanti è allegramente contagiosa. Decido così di imitarli e raggiungere subito una delle mete preferite – a ragione – nella bella stagione: la spiaggia davanti ai parchi La Grange e dell’Eaux Vives. Il vento qui è più forte che tra i palazzi. Gli spazi a contatto con l’acqua sono ampi e un canneto lasciato allo stato naturale permette a vari tipi di animali di godersi la dolce estate ginevrina alla stregua degli esseri umani.
Nel Parc des Eaux-Vives e nel Parc La Grange si svolge fino al 30 settembre la terza edizione della biennale d’arte “Sculpture Garden”. La bellezza del Parc des Eaux-Vives mi colpisce non appena varco il cancello d’ingresso. Salgo su una dolce collina ricoperta di un manto erboso e verdissimo sulla quale troneggiano alberi enormi che rubano la scena alle opere d’arte esposte. Sulla sommità della collina vedo un bellissimo villino d’epoca, trasformato ora in ristorante con dehors panoramico. Uno degli artisti, il brasiliano, indonesiano Daniel Lie ha coinvolto nella sua opera “Them” alcune sequoie monumentali. Ha appeso drappi bianchi tra gli alberi secolari. I drappi pendenti si incontrano al centro dei tronchi e creano, con un’anfora a fare da peso, una sorta di tenda mossa dal vento che invita i visitatori a fermarsi per osservare e riflettere sull’opera. Guardando un’altra anfora appoggiata per terra a un tronco, mi vengono in mente le navi romane che trasportavano le merci e le vele mosse dal vento che solcavano le acque. La mia personalissima interpretazione sembra trovare un ulteriore appiglio storico nell’adiacente Parc La Grange, dove lo svizzero Mathias Pfund espone un’opera dell’inequivocabile nome di “Cæsarina”. Qui il riferimento ai romani – Genua, il nome latino di Ginevra, appare per la prima volta nel De Bello Gallico – è evidente e mi diverte l’idea che l’artista abbia dedicato l’opera alla nonna di origini italiane. La seduta verde in stile Impero Romano è ingentilita da uno schienale di foglie d’alloro, ma ciò che rende “Cæsarina” una vera chicca è che è a disposizione dei visitatori che possono mettersi seduti, come non tarda a fare una bambina, per provare forse l’ebbrezza di vivere l’arte.
Anche i due parchi sono molto vissuti. Nel Parc des Eaux-Vives una coppia si gode un aperitivo sull’erba vicino ad “A.M.M.S.A.303”, i monoliti in acciaio sormontati da luci creati dai belgi Jos de Gruyter & Harald Thys. Accanto alla coperta da picnic è poggiato un romantico mazzo di fiori e penso che le luci delle sculture, realizzate da Boeing e visibili nell’intenzione degli artisti anche dall’altra parte del lago, potrebbero indicare un luogo perfetto dove scambiarsi promesse d’amore. Un gruppo di amici, accompagnati da un simpatico cagnolino molto impegnato a giocare con un rametto, hanno scelto invece la scultura in bronzo “Venus of Cream” dell’artista brasiliana Erika Verzutti, ricca di simboli di sensualità e fertilità. L’opera è stata realizzata nel 2020 e fa parte del corredo permanente della mostra. Sono ancora molte le opere da ammirare e mi godo la passeggiata in queste bellissimi parchi mentre la luce assume i connotati del tramonto. Poco prima che il sole si tuffi dietro alle montagne del Giura in Francia, esco dal parco e dopo aver attraversato la strada mi fermo a guardare “Blue Wool Scale” dell’americana Liz Deschenes. Il pannello ha diverse sezioni orizzontali di tonalità di blu, usate nei musei e nelle gallerie d’arte per monitorare la giusta esposizione alla luce delle opere. Qui il test è realizzato dal vivo, dal vento e dal sole riflesso nel grande lago che si incunea nella città di Ginevra.
“Sculpture Garden” fino al 30 settembre 2022 www.sculpturegarden.ch
Parc des Eaux-Vives Parc La Grange