Testo e foto: Paolo Gianfelici
Solkan – Percorro in auto un breve tratto dietro il Monte Sabotino, diviso tra Italia e Slovenia. Il panorama in pochi chilometri cambia almeno quattro volte. La pianura del Goriziano che arriva fino al Mare Adriatico, le rocce del Sabotino, le dolci colline e i vigneti del Brda e, in lontananza, quelle del Collio italiano. Infine salgo a piedi su un terreno ondulato, ricoperto da boschi di querce ancora molto verdi e da tappeti d’erba color pastello, punteggiati di fiori gialli, viola e molte margherite, malgrado l’autunno. Non c’è la rugiada, quindi non crescono i funghi, anche se è passata una settimana dall’ultima pioggia. Di giorno il sole è stato splendente, come oggi, ma di notte l’abbassamento della temperatura non è stato sufficiente.
Mi fermo in una radura, all’ombra di un’enorme quercia, ad occhio avrà più di un secolo. Sopra di noi, in lontananza, la cima del Monte Santo e la sagoma del campanile della chiesa dell’Assunzione. Ci troviamo nel cuore dei Sentieri di Pace della Prima Guerra Mondiale. Tra il 1915-17 in questa radura, come in tutto il territorio circostante, si sono svolti furiosi combattimenti, anche molti corpo a corpo, per la conquista della città di Gorizia. La quercia secolare ha offerto un precario riparo dai colpi del nemico, forse ha salvato delle vite umane. A chi non conosce la storia di questi luoghi, tutto ciò può sembrare incredibile. Il sito è molto tranquillo, armonioso nelle forme dolci del terreno e nei colori tenui della vegetazione.
Continuo a girare con il cestino di vimini vuoto in mano e gli occhi in attenta ispezione del terreno. Inaspettatamente trovo due porcini: Leccinum aurantiacum. Uno è un po’ rosicchiato da una lumaca, l’altro è bellissimo, grande e integro. Li pulisco accuratamente con il coltellino e li ripongo nel cestino. In questa zona della Slovenia si preparano molte minestre di funghi. Su un altro prato più a valle tanti piccoli candidi champignon spiccano sul verde. Li raccolgo, ma resto molto lontano dai due chilogrammi di funghi consentiti dai regolamenti sloveni.
Un gruppo di ciclisti friulani di passaggio chiede informazioni per raggiungere la pista ciclabile lungo l’Isonzo. Rientro verso Solkan, ma prima salgo sulla cima del Monte Santo. Lo spettacolo della pianura, del mare aperto e del Golfo di Trieste in lontananza, è fantastico per la varietà e l’ampiezza della prospettiva.
Poi scendo sulle rive dell’Isonzo. Una decina di kayak vanno su e giù tra le rapide, senza ribaltarsi, malgrado le giravolte spericolate. Il Monte Sabotino fa da sfondo, immobile e solenne, a questa sarabanda.