7Testo e foto: Paolo Gianfelici
Caprarola – La visita di questo paese della provincia di Viterbo inizia con una grossa sorpresa. Salgo la collina lungo la strada principale, dritta e stretta, affiancata da edifici semplici, tutti uguali e consumati dal tempo. Niente fa prevedere la magnificenza che apparirà poco dopo . All’improvviso la strada finisce su uno slargo, dove due rampe monumentali portano ad un palazzo splendente sotto il sole della giornata estiva. I libri di storia dell’architettura lo chiamano Palazzo Farnese oppure Villa Farnese di Caprarola. Dopo averlo visitato mi sono convinto che tutte e due le denominazioni sono valide. Per ora ho l’impressione di avere di fronte un magnico palazzo rinascimentale, come se ne vedono nei centri storici di alcune città d’arte italiane.
Dopo aver ammirato le linee armoniose della facciata e varcato il portone d’ingresso, ho la senzazione di trovarmi dentro una fortezza. Il cardinale Alessandro Farnese incaricò l’architetto Antonio da San Gallo di costruire una rocca pentagonale. Il lavori iniziarono nel 1530, ma furono sospesi. Quando nel 1559 ripresero per iniziativa del nipote Alessandro Farnese il Giovane, il nuovo progetto del Vignola ribaltò la funzione originale dell’edificio. Da luogo di difesa e di arroccamento, diventava un sito di riposo e di delizia, dove trascorrere il periodo estivo.
Le scalinate hanno sostituito il fossato, i bastioni sono stati trasformati in ampie terrazze con bella vista sui giardini e sulla campagna. Un cortile circolare a due piani rese invisibili dall’interno le mura del pentagono. Girando per l’edificio ho però la sensazione che le tracce dell’originaria funzione militare non siano del tutto scomparse.
Quello che è sempre evidente è la gloria e la potenza dei Farnese. Dal centro del cortile si possono ammirare attraverso gli archi del portico gli stemmi di tutti i possedimenti della famiglia.
Salendo sulla stupenda Scala Regia dalla originale forma ellittica- elicoidale si accede al piano nobile, alle Stanze dei Fasti Farnesiani, dove sono affrescati i momenti di maggior successo dei Farnese in Italia e in Europa: una vittoria in battaglia, una missione diplomatica a Parigi o il matrimonio di un componente della casata con la figlia di un re di Francia.
Molto bello e interessante è il Salone del mappamondo con gli affreschi del planisfero, la rappresentazione personificata di America, Europa, Asia e Africa, le carte geografiche dei quattro continenti allora conosciuti, della Giudea e dell’Italia (dove è nato il cristianesimo e dove si è affermato). La nuova cultura scientifica del Cinquecento è presente in tutto il Salone, assieme ai ritratti dei grandi navigatori e scopritori delle nuove terre.
Se la cappella occupa un ambito ridotto e secondario nel palazzo, proprietà di una famiglia da cui sono usciti papi e cardinali, importanti e riccamente decorati sono gli spazi dedicati al riposo e al diletto. Il giardino all’italiana è il proseguimento geometrico, realizzato con le siepi di bosso e con le statue, dell’architettura del Palazzo che si trasforma così in una stupenda villa. Ma si continua a passare di sorpresa in sopresa, perchè inaspettatamente ci si trova in mezzo ad un fitto bosco. Le meraviglie della Villa di Caprarola non sono ancora finite. Si sale su un’alta scalinata divisa in due rampe dalla Catena d’Acqua, formata da una lunga fila di pesci fantastici. L’acqua scorre dalla Fontana del Giganti, traboccando da un enome bicchiere.
Salendo ancora di più, si arriva alla Palazzina di Caccia o Casina del Piacere. Qui il cardinale, immerso nel silenzio della natura, con il sottofondo musicale dello scroscio d’acqua della Fontana dei Giganti, guardava dalla loggia dipinta il panorama senza confini sulla campagna viterbese. Alessandro Farnese il Giovane ammirava da quassù il grande amore della sua vita: la villa di Caprarola, il suo rifugio vicino Roma, bello, salubre, fresco d’estate, così lontano dalle contrarietà della vita.