Testo e foto: Elvira D’Ippoliti
Millstätter See – Si pedala in silenzio. La mente vola libera nel vento fresco. La liquida tranquillità del Millstätter See in Carinzia, circondato da alte montagne, è un prisma che scompone la luce in un arcobaleno di emozioni. La pista ciclabile che lo costeggia è uno dei “canali” per entrare in contatto con Sua Maestà il Lago. Lungo la sponda affacciata verso sud e dominata da un grande bosco incontaminato, gli abeti “tuffano” le radici nell’acqua in una sorta di timore riverenziale.
Da questa parte del lago sono praticamente bandite le costruzioni, anche se un paio di cantieri che si incontrano lungo la pista mettono un po’ in apprensione per il futuro. Per fare una sosta, godere il panorama o immergersi nell’acqua, ogni punto è buono: basta trovare un varco tra gli alberi. Una mezza sfera in plexiglas fa da vedetta a pochi metri dalla sponda. All’interno è stato ricavato uno spazio, una sorta di panca, in cui sedersi, dimenticare il bosco alle proprie spalle e guardare l’acqua: sembra di trovarsi al centro del lago. Per raggiungerla bisogna soltanto avere un briciolo di coraggio e camminare su alcuni sassi resi viscidi dall’acqua. Dopo questa sorta di “iniziazione”, si è ormai entrati in confidenza con il lago. Se si è stanchi di pedalare, basta salire a bordo del traghetto appositamente attrezzato per il trasporto delle bici. Il lago è generoso anche con i ciclisti affaticati.
Sull’altra sponda, la città di Millstatt è l’altra faccia della medaglia lacustre. Si può passeggiare nel piccolo parco affacciato sull’acqua, punteggiato da statue moderne che dovranno via via sostituire quei mille idoli pagani che secondo la leggenda furono gettati nel lago dal patrizio romano Domiziano, che si era convertito alla fede cristiana dopo la morte del figlio. Accanto alla scultura che lo raffigura intento a scagliare nell’acqua uno di queste statue, alcuni piccoli cigni giocano sotto il vigile occhio materno con la corrente del ruscello Millsbach che in quel punto si ricongiunge al lago. L’atmosfera è impregnata di tranquillità, il cui apice si prova nel chiostro del monastero benedettino dell’undicesimo secolo, “sorvegliato” da un tiglio che ha messo radici in un cortile più di mille anni fa.
Favoriti forse dell’aura mistica del luogo, il desiderio di salire in alto a “toccare il cielo” in cima a una montagna, sembra naturale. Lasciata Obermillstatt (Millstatt Alta) ci si inerpica (in auto!) verso i 2091 metri della Millstätter Alpe. Lontani ma non troppo dall’acqua, a quota 1650 ci si ferma alla Lammersdorfer Alm, una malga suddivisa in latteria e locanda. I due casari hanno ideato una specie di animazione alpestre e coinvolgono i visitatori prima in una breve visita guidata per spiegare la loro attività e poi in una serie di giochi di società (purtroppo soltanto in tedesco) il cui tema centrale è sempre il latte e le gustose specialità che se ne ricavano.
Altra musica, suonata dal vivo si ascolta a pochi passi di distanza nella Lammersdorfer Hütte. Qui la tradizione non ha bisogno di spiegazioni: ci si siede all’aperto su panche di legno e si sceglie quali specialità gustare. I formaggi ed il burro, di cui si conoscono ora i metodi di lavorazione artigianale, vengono serviti su rustici taglieri insieme a speck ed altri salumi, cetrioli sottaceto e pane nero. Sarà forse l’altitudine o l’appetito maturato durante una passeggiata nella mitica Gola dei Granati, dove le gemme rosse si trovano in quantità allo stato grezzo, ma il cibo è ottimo. Gli affettati sono “prodotti in casa” ed i maiali che si sacrificano per farci assaporare quelle delizie si trovano poco più in giù. Impossibile sfuggire all’assaggio del Kaiserschmarrn, una sorta di frittata dolce e spumosa con uvetta e zucchero a velo, preparata dalla signora della casa. La porzione è più che abbondante e alla fine l’assaggio vale quanto un pasto completo. In questo piccolo universo di montagna si può anche pernottare, salutando da lontano il lago prima di andare a dormire.
Spittal an der Drau: altro fiume, altra acqua. Nel Castello di Porcia si trova tutto “l’occorrente” per dare l’arrivederci alla Carinzia. Nel palazzo rinascimentale ha sede il Museo della Storia e della Cultura Locale. Qui si incontrano gli oggetti legati al lavoro contadino, tradizioni popolari e semplici oggetti di uso quotidiano. Si passa da un’aula scolastica d’altri tempi ricostruita nei minimi particolari a una “cartina-gigante” della Carinzia su cui camminare per scegliere le mete del prossimo viaggio. Senza dimenticare di fare una sosta nel cortile del castello per applaudire uno spettacolo teatrale.
Informazioni utili: Ente del turismo Carinzia www.kaernten.at (in italiano) Infocenter Millstätter See Thomas-Morgenstern-Platz – Seeboden Tel. +43 (0) 4766 3700-0 www.millstaettersee.at Nel regno acquatico della Carinzia non potevano mancare creature leggendarie e saghe. Come il drago che nonostante fosse innamorato, sprizzava cattiveria, o il gigante buono e caritatevole che abitava in cima alla montagna Mirnock. A Sagamundo, la casa dei racconti, si possono scoprire tutte le storie fantastiche che si intrecciano al grande rispetto che gli abitanti della regione da sempre dimostrano per la natura che rende così ricca la Carinzia: un museo interattivo pieno di sorprese. Sagamundo Hauptplatz 8 – Döbriach www.sagamundo.at Lammersdorfer Hütte (aperta da maggio a novembre) Millstatt, Grantsch 2 Tel. e Fax +43 (0) 4766 2274 www.lammersdorferhuette.at Per gli orari di navigazione sul Millstätter See: www.schifffahrt.at/millstaettersee www.kaerntner.schifffahrt.at Il Granatium è una miniera di granati trasformata in museo. Dopo aver ammirato l’esposizione delle gemme rosse in diverse variazioni, si indossa un elmetto di protezione e ci addentra nei cunicoli. Usciti all’aperto ci si può armare di piccozza per staccare granati grezzi da un macigno. Granatium Klammweg 10 – Radenthein Tel. +43 (0) 4246 29135 www.granatium.atRiproduzione riservata © Copyright TidPress