Testo e foto: Paolo Gianfelici
Roma – Una passeggiata di 2-3 ore nell’Orto Botanico nel cuore di Trastevere produce una carica straordinaria di energia e di ossigeno. Attraverso di corsa il lungotevere, approfittando di un’attimo di tregua nel traffico delle auto che schizzano veloci come sull’autostrada. Percorro trecento metri lungo Via della Lungara, tra Villa Farnesina e Palazzo Corsini, ed entro nell’Orto Botanico, attratto dal verde, dal silenzio, dalla frescura delle pendici del Gianicolo. Passo davanti alla Fontana dei Tritoni e salgo lo scalone monumentale degli 11 zampilli.
Mi trovo immerso nel “Bosco Romano”, fitto di lecci, allori, acanti. Le enormi quercie secolari ospitano nel fusto i picchi rossi e verdi. E’ un pezzetto di territorio sovravvissuto all’urbanizzazione. I visitatori sono pochi, silenziosi e concentrati sull’osservazione della natura. L’atmosfera è completamente diversa da quella ludica e chiassosa degli altri parchi di Roma.
Si sale ancora per ammirare la collezione delle gimnosperme che comprende i generi Podocarpus, Pinus, Cupressus e Torreya. Passeggiando tra questi alberi di alto fusto, alcuni giganteschi e monumentali, si intravedono tra i rami in basso, in lontananza, le linee dei palazzi e delle cupole della città che separata da questa cortina di verde sembra ancora più distante.
Proseguo fino alla piccola cascata, dove è visibile, la Fontana dell’Acqua Paola (il fontanone del Gianicolo) e poi inizio a scendere lungo un cammino serpeggiante tra centinaia di varietà diverse di bambù, da quelli nani a quelli giganti. L’anno scorso qui si è verificato un evento: la fioritura del Phyllostachys bambusoides che accade nei bambù con intervalli di tempo molto lunghi, di 60 – 100 anni. Sopra i culmi delle piante si vedono i resti delle antiche Mura di Aureliano.
In un angolo del’Orto Botanico è stato impiantato un paio di anni fa il Vigneto Italia: 150 specie autoctone di ogni regione, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia. Più avanti la valletta delle felci e le piante acquatiche. Ritornando da dove ero partito, la Fontana dei Tritoni, ammiro la bellissima collezione delle palme, tutte coltivate all’aperto. E ‘una delle maggiori per numero, varietà e specie rare.
L’Orto Botanico sta per chiudere. Le ore sono volate via leggere. Mi riprometto di ritornare, per visitare le tre serre e il Giardino dei Sensi, dove le specie sono riconoscibili per caratteristiche tattili e olfattive.
Prima di andarmene, entro nella “The Living Chapel”, installazione realizzata durante i mesi del lockdown da un’idea del compositore Julian Darius Revie. Le piante destinate alla creazione di nuove aree verdi urbane si congiungono a strutture in alluminio riciclato. La forme, i colori, il movimento e la musica di “The Living Chapel” produce le emozioni che si provano quando si è immersi nel dinamismo vitale e sonoro della natura. E’ un invito a tornare qui o comunque a vivere in qualche maniera in stretto contatto con questa dimensione dell’esistenza.
Orto Botanico di Roma
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