Testi e foto: Paolo Gianfelici
Suceava – Il parroco della chiesa Santa Croce di Patrauti è ancora furente contro Dan Brown, malgrado siano passati ormai molti anni dalla pubblicazione del Codice da Vinci. Per convincermi che le tesi sostenute dallo scrittore americano sono delle “bestialità iconografiche” mi trascina nel presbiterio. Saliamo sulle impalcature del restauro e mi mostra un affresco dell’Ultima Cena, dipinto da un anonimo pittore moldavo del XV secolo.. “Dov’è il calice?”, domanda con voce perentoria. Naturalmente non c’è, come non ve n’è traccia nell’Ultima Cena di Leonardo e nelle altrettanto celebri opere di Duccio da Boninsegna, Beato Angelico, Ghirlandaio…. A questo punto il pope mostra soddisfatto i dipinti che rappresentano gli altri due momenti del Giovedì Santo: Cristo che lava i piedi agli Apostoli (l’ordinazione dei sacerdoti) e l’eucarestia (qui il calice c’è!). Sono a molto belli, come questa chiesetta, nella lista del patrimonio dell’umanità dell’UNESCO inseme agli altri conventi che visiterò. Con la sua costruzione nel 1487, il principe della Grande Moldavia, Stefano il Grande, iniziò il grandioso programma artistico che, proseguito dai suoi successori, creò in Bucovina la più straordinaria concentrazione di monasteri dipinti del mondo.
La chiesa della Santa Croce è piccola, ma proporzionata alla bassa collina che sta alle sue spalle. Circondata da prati e boschi che mettono in risalto le linee architettoniche e i pochi dipinti esterni che non sono stati cancellati da freddo, vento e pioggia.
Gli affreschi dell’interno mostrano la rivoluzione della pittura moldava che abbandona la fredda staticità delle figure bizantine. Molto bella è la Cavalcata dei Santi Guerrieri che appartiene al ciclo della leggenda sull’apparizione della Croce a Costantino, prima della battaglia di Ponte Milvio (312 d.C.). Il paragone tra Stefano il Grande, che lotta per la libertà del suo popolo contro gli ottomani musulmani, ma anche contro i polacchi cattolici, e l’imperatore romano, è evidente.
L’itinerario dei monasteri della Bucovina attraversa questa regione, d’inverno ricoperta di un manto bianco di neve, in primavera color verde smeraldo, sotto un cielo azzurro come il colore del paradiso dipinto sugli affreschi. Le montagne sono ricoperte di boschi di faggi ed abeti, le colline verdi e con tanti fiori gialli, gli altopiani seminati a foraggio e punteggiati dai covoni di fieno. Il clima è bucolico e tutto invita all’armonia dell’uomo con la natura.
Moldovita è un piccolo monastero raccolto. L’equilibrio arte-natura è perfetto. All’interno delle sue alte e larghe mura, al centro del prato, c’è la chiesa dell’Annunciazione. Suor Tatiana, una monaca poliglotta, alta e grossa, spiega le figure dell’affresco esterno indicandole con una bacchetta e con un piglio autoritario. I dipinti, eseguiti nel 1537 da Toma di Suceava sono molto interessanti. Sul fondo cromatico rosso ed ocra, di forte impatto sugli altri colori, si delineano personaggi immersi in quadri di vita quotidiana.
Il monastero di Sucevita (1584) è imponente, circondato da una cinta completa di mura e quattro torri. Lo scenario naturale è maestoso, il complesso architettonico grandioso. Negli affreschi esterni, molto ben conservati ed in quelli interni è visibile l’influenza dell’arte russa, nei particolari che richiamano la pittura delle icone. Il muro settentrionale è occupato dalla raffigurazione della Scala della Virtù che si ispira alla Scala del Paradiso, un’opera in 30 libri di Giovanni Cliamaco, un eremita vissuto nel Sinai tra il VI-VII secolo. E’ la storia dell’anima nella sua ascesa all’infinita luce di Dio.
Negli affreschi del Monastero di Voronet (1488) il colore (il celebre azzurro di Voronet) è il
protagonista assoluto. Del convento oggi resta solo la chiesa di S. Giorgio, considerata una delle più belle della Romania per la sintesi architettonica tra la spazialità orizzontale bizantina e lo slancio verticale del gotico.Per comprendere il significato complessivo di alcuni affreschi dei monasteri della Bucovina bisogna avere una profonda cultura teologica ed una buona conoscenza storica dell’epoca. Per non smarrirsi bisogna fissare lo sguardo sulle figure e su quanto esse esprimono anche singolarmente. E poi vi sono questi fantastici colori verde, azzurro, rosso da ammirare che si collegano alle gradazioni cromatiche della natura circostante e che sono ricavati da elementi naturali del luogo. Le pitture esterne, descrittive e con accostamenti cromatici d’effetto, sono state interpretate come una specie di Bibbia per i “poveri di spirito”, mentre gli affreschi interni erano adatti per i monaci e gli eruditi.
Il capolavoro di Voronet è il Giudizio Universale, dipinto sulla facciata del nartece. E’ l’opera di una grande artista, colto erudito e profondo conoscitore dei dogmi e della dottrina. Quello che più mi ha impressionato è la capacità del pittore di usare linguaggi diversi, a seconda delle scene. Nella Maestà di Cristo, ad esempio, i santi e gli apostoli sono rappresentati con ogni particolare, come in una miniatura. Mentre nelle scene inferiori i diavoli ed i dannati sono semplici materiali immersi nello spazio.
Il celebre itinerario dei monasteri nella sua variante più lunga, da Suceava a Gura Humorului supera i duecento chilometri e comprende le visite del monastero di Dragomirna, la Santa Croce di Patrauti, la chiesa di Arbore, San Nicola a Radauti, il monastero di Putna, Sucevita, Moldovita, Voronet ed Humor. Per visitare i luoghi d’arte in tutta tranquillità e per ammirare le bellezze naturali della Bucovina sono necessari almeno due pernottamenti a Suceava e (o) a Gura Humorului. Oppure, molto meglio, fermarsi per la notte in un convento con foresteria, come Moldovita. E la mattina fare la prima colazione con pane, burro, miele di tiglio, marmellate di fragole o ciliegie di bosco, di petali di rosa, di profumatissimi fiori d’acacia. Il formaggio di latte vaccino, lo yogurt, la panna densa sono freschissimi e racchiudono gli aromi delle erbe dei pascoli. Nel laboratorio di sartoria delle monache si ammirano i paramenti sacri finemente ricamati a mano e si prende contatto con la vita del convento.
Nei monasteri della Bucovina ferve un’intensa attività creativa che, unita alla vita contemplativa, attira anche oggi molti giovani romeni. Si tessono sui telai tappeti di lana, si ricamano tovaglie ed asciugamani colorati, camicette con i motivi popolari della tradizione, e tante altre cose belle e raffinate. Si restaurano i beni culturali dei conventi. Si trascrivono sul computer nei caratteri latini gli antichi testi sacri scritti nell’alfabeto cirillico.
Info:
Ente Nazionale per il Turismo in Romania www.romania.it