Testo e foto: Elvira D’Ippoliti
Bucarest – Uno degli enormi lampadari all’interno del Palazzo del Parlamento tintinna lieve. Il vento che entra da una porta finestra aperta nel salone accanto fa muovere con dolcezza la miriade di cristalli. La visita della mastodontica struttura può essere fatta solo per appuntamento e accompagnati dalla guida. Di questo palazzo, sede dei due rami del Parlamento romeno, si sente parlare molto ancora prima di vederlo. Gli aggettivi con cui si descrive non sembrano riuscire a contenere la sua mole e i numeri che lo definiscono appaiono esagerati. “Il più grande edificio del mondo, secondo solo al Pentagono, 3100 stanze, 86 metri d’altezza”, e via di seguito.
A mano a mano che proseguiamo nella visita, ci rendiamo conto che il dittatore Ceausescu, che ne aveva ordinato la costruzione nel 1984 per farne la sua reggia (a cui, però aveva dato il nome ingannevole di Palazzo del Popolo) era sì un personaggio rozzo e privo di senso estetico, però poteva disporre di architetti romeni di ottimo livello. L’interno del Palazzo del Parlamento non manca di una sua originalità. La visita diventa un esaltante percorso a cavallo della storia e del territorio della Romania. I materiali con cui è stato costruito il mastodonte sono romeni al cento per cento e passeggiare tra i saloni e i corridoi equivale a fare un giro tra le materie prime pregiate e il lavoro artistico e artigianale di tutto il paese: marmi, legni pregiati, cristalli, enormi tappeti ed arazzi. La visita si conclude sulla terrazza superiore. Il cielo sopra Bucarest appare incredibilmente azzurro da lassù: forse è il contrasto con il candore del marmo a far risaltare ancora di più il suo colore. La città si espande sicura di sé intorno a noi che rimaniamo a fissarla ammirati da questa posizione privilegiata.
Una sera parcheggiamo la macchina sul piazzale davanti alla sua facciata principale. Ci guardiamo intorno: non siamo gli unici ad aver avuto quell’idea, molti giovani hanno eletto questo spiazzo come punto di sosta, per decidere probabilmente come proseguire la serata. Poi la nostra attenzione si dedica al gigante. Illuminato nella notte di Bucarest, questo palazzone non ci appare per niente sgradevole, anzi, la struttura formata da due blocchi sovrapposti come un gioco di cubi per bambini, in cui la parte inferiore è più larga di quella superiore, nell’ingenuità architettonica delle linee, possiede un suo fascino. L’indomani lo rimiriamo di giorno: è di un bianco accecante, con colonne e arcate al livello più basso e una profusione di finestre, molte con un andamento ad arco, a livello superiore. Dopo aver lasciato le borse al guardaroba ed essere passati sotto al metal detector – siamo in un palazzo istituzionale – ci riuniamo al gruppo in attesa della guida.
La guida parla perfettamente italiano e ci prega di non allontanarci per motivi di sicurezza dal gruppo. Saliamo una scala ed entriamo in un primo corridoio. E’ di marmo bianco con decorazioni di colore celeste chiaro. Lo stile è classico e sobrio. Proseguiamo tra saloni, scalinate, ammiriamo lampadari, tendaggi, tappeti e arazzi fuori misura.
Il futuro a Bucarest si è già appropriato del presente ed il retro del Palazzo del Parlamento ospita il Mnac (Muzeul National de Arta Contemporana). I due ascensori di cristallo scivolano all’interno di una moderna struttura d’acciaio che taglia la facciata del palazzo, incuneandosi già dall’esterno come un indelebile tassello contemporaneo. Quando usciamo dall’ascensore, osserviamo da vicino alcuni fregi nel marmo di cui la nuova struttura ha interrotto l’andamento: sono enormi e ci stupiamo pensando a quanto lavoro sono costati. I saloni espositivi sono ampi e spogli con un pavimento di parquet che scricchiola discreto sotto ai nostri piedi. La qualità delle opere esposte è eccellente. Guardiamo video, osserviamo installazioni, ci lasciamo incantare dai colori: il Mnac è un polo d’attrazione e concentra al suo interno gli attuali talenti artistici della Romania.
L’ultimo piano del museo è dedicato al fumetto e un gruppo di ragazzi sta seguendo un corso per imparare a disegnare i propri personaggi e la propria storia. Una piccola caffetteria permette una sosta in cima al colosso di marmo ed una grande terrazza allarga gli orizzonti su una porzione della città.
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