Testo e foto: Elvira D’Ippoliti
Tunisi – Prima della Tunisia s’incontrano i tunisini. La nave spalanca il portellone posteriore e invita ad accomodarsi. Sul molo di Civitavecchia il gruppo di persone in attesa osserva distrattamente le operazioni di scarico. Il rombo dei motori dei camion addetti al trasporto dei container allontana dall’immaginazione la visione del mare, relegando l’idea del viaggio in una dimensione di attesa. Alcuni bambini giocano tra le valigie e il loro semplice passatempo regala al mondo un sorriso. Un camioncino caricato di ogni genere di masserizie, malcelate sul tetto da un telo di plastica trasparente, è parcheggiato lì vicino. Due persone si avvicinano al cofano, lo aprono e cominciano ad armeggiare con un cacciavite. Una giovane donna italiana sbuffa impaziente: da Civitavecchia inizia un lungo viaggio verso il sud della Tunisia dove l’attende il fidanzato.
I trolley arrancano riluttanti sulla rampa della nave, più adatta alle auto che ai pedoni. L’ascensore trasporta i passeggeri dal garage al “piano nobile”. Ci si accomoda in cabina, ma il desiderio di vedere il mare, di respirare l’aria dell’orizzonte infinito è così intensa, che si esce subito sul ponte. La nave si sposta con precisione millimetrica dal molo. Sembra un elefante intento a giocare a Mikado, muovendo i bastoncini uno ad uno, senza farli vibrare al contatto con le sue zampe mastodontiche. La pilotina è l’agile topolino che indica alla nave- pachiderma la strada per uscire dal porto. Poi la lascia sola. Il suono gutturale della sirena annuncia la gioia per la ritrovata libertà. Oltre il mare ci attende un mondo sconosciuto. La comprensione tra gli uomini è un processo esponenziale se alimentato dall’entusiasmo e dalla passione. Basta un piccolo seme di curiosità e la Tunisia, senza che noi ce ne accorgiamo, è già fiorita come un giardino nel nostro cuore.
Lezione numero 1
In arabo si scrive e di conseguenza si legge partendo da destra e andando verso sinistra. Non esistono le maiuscole e si usa solo il corsivo. L’alfabeto è composto da 28 lettere che come camaleonti calcolatori assumono quattro forme diverse di grafia a seconda della posizione nella parola (iniziale, mediana, finale, isolata) .
Nel salone principale della nave sul ponte 5 il self service apre i battenti per la cena. Una folla ordinata sta in fila lungo il bancone. Con il vassoio in mano scegliamo un tavolo dove accomodarci. Il volume delle conversazioni è piacevolmente animato e l’atmosfera è quella di un pranzo in famiglia. Si parla arabo. La melodia delle parole accompagna la nave e la incita ad affrontare le onde. Il traghetto scivola sull’acqua come su un ponte di cristallo che si forma al suo passaggio e si disfa subito dopo. La sua personale “autostrada del mare” è un tracciato nella luce del tramonto. I motori vibrano d’orgoglio, ma senza disturbare la cena dei passeggeri.
Un giovane uomo siede a un tavolo. Accanto a lui un bambino parla indicandogli qualcosa nel piatto. L’attenzione dell’uomo si concentra sul figlio. Avvicina la testa a quella del piccolo e spiega da adulto, ciò che è necessario spiegare. Tutto il suo essere è proiettato in quel compito e il sorriso che gli distende i lineamenti sottolinea la gioia che prova nel suo indiscutibile ruolo. Come le lettere dell’alfabeto arabo, l’uomo conosce la giusta posizione in quella fase della vita. Il fisico e la mente hanno assunto la forma che si conviene. Dopo aver terminato la cena un gruppo di bambini si riunisce al centro del salone per giocare e rincorrersi con discrezione tra i tavoli.
Lezione numero 2
Le parole arabe non si spezzano mai: il margine della riga scritta si raggiunge sempre allo stesso punto allargando o stringendo le parole. Nella lingua araba esiste un solo articolo determinativo: al. Precede, tra l’altro, tutte le definizioni di Allah, i punti cardinali, l’ora, le stagioni, i giorni della settimana e i nomi propri a loro volta preceduti da signore, signora o titoli professionali.
La nave culla inconsapevolmente i passeggeri, creando l’atmosfera ideale per sdraiarsi e riposarsi. Il mare si estende intorno come una coperta mossa dal vento. Chi non ha la cabina si accomoda sui divani. E’ come stare nel soggiorno di un amico o di un parente che ci ha invitato a un improvvisato dopocena. Una notte che non conosce solitudine trascorre.
Della sveglia s’incaricano i motori: l’aumento delle vibrazioni annuncia che la nave-elefante si appresta di nuovo a sfidare se stessa nel gioco di abilità con i bastoncini del Mikado. Al di là dell’oblò i campanili di Trapani sfilano in parata, mentre entriamo in porto, come percorrendo una passerella d’onore. Molti tunisini si sono riuniti all’esterno del ponte 5 e parlano tra di loro. Il loro spirito di adattamento, come le parole arabe alla fine di una frase, li rende filosofi. Ci attende l’ultimo balzo di mare verso la Tunisia.
I colori dell’orizzonte cambiano, almeno nell’immaginazione. Al di là di Trapani “l’autostrada del mare” costruirà il suo ponte di cristallo su acque di confine. Per conoscersi bisogna cercare un punto di contatto. Il ponte vibra di eccitazione e le mamme tunisine faticano un po’ a frenare l’esuberanza dei bambini che corrono respirando l’aria che già odora di casa. Rientriamo nella nave e parliamo sottovoce per rispettare i fedeli in preghiera. Ammiriamo la loro capacità di creare ovunque un luogo di culto, in raccoglimento tra le pareti dell’animo umano
Lezione numero 3
Nella lingua araba la radice di una parola è formata di norma da tre consonanti. Per far sbocciare dalla radice altri significati, si aggiungono le vocali brevi, i prefissi o altro. Le radice composta dalle tre consonanti ktb rende l’idea dello scrivere e così lo scrittore diventa kâtib ed il libro kitâb
La nave s’infila nel porto di La Goulette. L’aria dellaTunisia infonde confidenza nell’animo dei visitatori . Gli ambasciatori-passeggeri lasciano velocemente la nave. Il loro paese li attende al di là della rigida struttura del porto. Durante il viaggio ci siamo guardati a distanza. Le idee sono ancora un po’ confuse, ma le basi per apprezzare lo stile di vita tunisino sono state gettate. L’orizzonte si allarga negli occhi e nella mente. Le strade che costeggiano il mare sono affiancate da aiuole fiorite. Questo tratto di costa, sotto l’influsso del nome di Cartagine, si è sviluppato con eleganza. Le linee architettoniche delle ville splendenti diventeranno oggetto di nostalgia, una volta lasciata la Tunisia. Ma quel momento non è attuale e l’orologio del viaggio ha le lancette impostate sui ritmi dolci del paese.
La Medina di Tunisi è un animale meraviglioso con tante braccia. A differenza della placida nave-elefante che con il suo incedere sulle onde ci ha portato qui, la Medina è umorale e non si vergogna di mostrarlo. Può capitare che un giorno si sia svegliata male e accolga in modo scontroso i visitatori. Le persone che vivono e lavorano al suo interno continuano ad essere gentili e sorridenti, ma lei no. Poi, con improvviso cambiamento di umore, la luna storta le passa e la volta successiva la Medina è un cucciolo gioioso.
La merce esposta brilla alla luce del sole, filtrata dalle volte che coprono i vicoli. La vita pulsa nei caffè pieni di giovani. Nel negozio di tappeti va in scena la realtà del commercio: si mostra la merce illustrandola con dovizia di particolari. Prima il campionario e poi i prezzi che possono, anzi devono essere scontati. “Che la fortuna ti assista”, continua a ripetere il negoziante ogni volta con lo stesso entusiasmo. “Che tu non sia mai stanco e non faccia mai bancarotta!”. In un mondo globalizzato, tenuto insieme dalle alterne vicende di un’economia dedita alle speculazioni, l’atmosfera operosa della Medina è una radice su cui continua a fiorire la dignità del lavoro.
Lezione numero 4
La pronuncia dell’articolo determinativo al dipende dalla lettera iniziale della parola che segue. Se dopo l’articolo la parola inizia con una delle 14 lettere dette lunari (perché si comportano come la lettera q iniziale della parola qamar = luna), al si pronuncerà al. Davanti alle parole che cominciano con l’altro gruppo di 14 lettere, le solari (perché si comportano come la sh di shams = sole) al si pronuncia a e si lega alla sh di shams.
In una delle botteghe artigiane della Medina in cui si confezionano cappelli, il titolare e unico lavorante mostra le sue chéchia, i tradizionali fez rossi che confeziona a mano, trasformando la lana in rigido feltro colorato. Un gruppi di clienti si avvicina, prova i copricapo davanti allo specchio, poi, mentre si sta per concludere l’affare, uno degli acquirenti è attratto dal negozio accanto, dove a lavorare con lena sono almeno in tre. Si stacca dal gruppo e trascina nel suo “tradimento” tutti gli altri. Il venditore solitario soffre solo con lo sguardo, mentre ripone le chéchia nelle apposite scatole. La luna è il contraltare del sole. La notte è destinata a terminare e il nuovo simbolico giorno illuminerà la sua bottega con il prossimo affare.
Lungo la costa di Cartagine e affacciato sullo stesso golfo che bagna Tunisi, il paese di Sidi Bou Said risplende come un piccolo sole che di notte si lascia volentieri baciare dalla luna. Il momento del tramonto amplifica all’infinto la bellezza del panorama. La notte e il giorno di Sidi Bou Said si esprimono in due distinte atmosfere: quella più vicina al mare, affollata di turisti e l’altra tranquilla e riservata sulla collina. La linea di confine è impercettibile. Questa dualità si estende a tutta la Tunisia, ampliando le possibilità godersi il tempo. Da un caffè si osserva il mare al tramonto: la nave comincerà tra qualche giorno la costruzione di un nuovo ponte di cristallo che ci riporterà troppo presto a casa.
Lezione numero 5
In arabo ci sono due forme di plurale. Quello regolare si forma con l’aggiunta di suffissi. Per esempio, nei sostantivi riferiti a persone maschili si aggiunge il suffisso ûna. Hallaq (barbiere) diventa hallaquna (barbieri). L’altro plurale, quello irregolare, s’insinua nella parola e ne muta la struttura. A volte per esprimere questo plurale si devono aggiungere una o più lettere (vocali lunghe nella norma), in altri casi si cambia del tutto la parola: imra’a (donna) diventa al plurale nisâ.
La nave oltre ad essere un grande contenitore di umanità ha la pazienza di farsi riempire la stiva di container, consapevole della vivacità degli scambi tra Italia e Tunisia. Quando un camion entra nella stiva con il suo carico, la nave trema, ma sopporta tutto il peso in silenzio, traballando solo un po’ sulle zampe per riacquistare l’equilibrio. Dai grandi ai piccoli trasporti: la fila di macchine e furgoni sovraccarichi si appresta a lasciare la Tunisia. Un venditore di merce varia spinge il suo carrellino tra una doppia fila di autovetture. Per essere sicuro che anche i ritardatari o gli eterni distratti acquistino un souvenir, ha appeso al suo carrello alcuni dromedari di peluche.
All’interno della nave la scena è la stessa dell’andata eppure è profondamente cambiata. Nell’ascensore che trasporta i passeggeri al ponte numero 5 e alla reception, le valigie ingombrano lo spazio. “Ha visto che tempo strano?”, chiede un tunisino schiacciandosi in un angolo per far entrare anche noi. “A Tunisi fa fresco e a Berlino è caldo”. I gradevoli e rassicuranti discorsi sull’ascensore del nostro condominio galleggiante proseguono durante la traversata. Quando non ci si esprime a voce sono gli occhi ed i sorrisi a farlo. Il ponte di cristallo è più lucente e orgoglioso che mai. Grazie a lui il contatto tra le due sponde del Mediterraneo si è creato e rafforzato.
Lezione numero 6
Tra i segni che arricchiscono l’alfabeto arabo, la Hamza è considerata una vera e propria consonante. Si tratta di un simbolo tranciante. La voce lo esprime emettendo un suono che si blocca subito con un colpo di glottide.
Il tranquillo segno sukûn significa invece quiete. Marca la consonante priva di vocale d’appoggio. L’energico shadda (rafforzamento) ha il compito di raddoppiare la potenza di una consonante.
Dalla nave si scende in silenzio, dopo tanti arrivederci. Le architetture del porto di Civitavecchia sono familiari ed estranee allo stesso tempo. Lo sguardo cerca il bianco arricchito da particolari turchesi. Abbiamo l’impressione di non aver fatto una scorta sufficiente di memoria visiva in Tunisia. Dalla nave deserta saranno scaricati i container. In solitudine. I passeggeri si sono ormai dispersi lungo tortuose o lineari strade personali.
In Tunisia i cartelli stradali, in arabo, sono trascritti in caratteri latini con l’ortografia francese. Il viaggio è anche una continua sfida con se stessi. Per scoprire le lettere arabe seguendo la successione di quelle latine. L’alfabeto arabo ha la grazia di trasformare le parole in fluida e artistica armonia di linee. La comunicazione tra le persone segue strade meno codificate e imbocca la via del sorriso.