Terre d'Europa

Due giorni a Rimini tra storia e sogno

Scoprire il lato storico della città di Fellini: un'immersione nel passato che è una continua fonte di meraviglia

Due giorni a Rimini tra storia e sogno

Primo giorno

Rimini a cavallo della storia. La scoperta della città di Fellini può cominciare dalla sua fondazione ad opera dei romani nel 268 a. C.. Allora si chiamava Ariminum e da Roma era raggiungibile dalla  Via Flaminia che conduce esattamente davanti all’Arco di Augusto, monumento che emana ancora un grande fascino. E allora cosa c’è di meglio che cominciare una visita di Rimini proprio da qui? Basta mettersi di fronte all’Arco di Augusto, sentirsi come un antico romano che ha percorso un lungo viaggio e ammirarne la bellezza. Gli occhi dell’immaginazione si apriranno un po’ come per la magia creata da un film di Fellini e di fronte al visitatore Rimini si animerà di tutti quei personaggi che la vivevano nell’antichità. I romani, si sa, non facevano nulla per caso e la storia di Rimini comincia già dalla forma dell’Arco di Augusto, ampio e privo di porte in un’apertura che simboleggia un periodo di pace in linea con la politica dell’imperatore Augusto. Rimini era ed è una città accogliente e nel giro turistico in compagnia della nostra immaginazione, una volta oltrepassato l’Arco di Augusto e fatti pochi passi sul decumano massimo, ci si ritrova sull’odierna Piazza dei Tre Martiri, dove un tempo si trovava l’antico foro. Qui a dare un appiglio alla fantasia ci sono solo alcuni resti dell’antica lastricatura visibili in un punto al di sotto del manto stradale. Ma immaginare, per sua natura, significa non porsi limiti e ci si può spingere a rivedere addirittura Giulio Cesare che nel gennaio del 49 a. C., così racconta l’iscrizione su un cippo, è stato su questa piazza e ha parlato ai suoi soldati.

Tra antico e contemporaneo durante la visita della città si può fare una piacevole sosta in Piazza Cavour, svoltando sulla sinistra dal decumano massimo, oggi Corso d’Augusto. La piazza, tanto per rimanere nel viaggio nella storia, era il secondo foro di Ariminum e adesso ospita da un lato alcune caffetterie ideali per una pausa caffè ammirando i tre palazzi sul lato opposto: Palazzo Garampi, sede del comune, il medievale Palazzo dell’Arengo e il Palazzo del Podestà. A dare ulteriore lustro all’insieme ecco il Teatro Galli e la Fontana della Pigna. La Vecchia Pescheria che si trova in una delle viuzze che sfociano sulla piazza è un bellissimo esempio di praticità – con i banchi per il pesce inclinati – che non rinuncia al valore estetico. Ma qui ci troviamo già nel 1747 e gli antichi romani non hanno ancora finito di stupirci. Attraversando Corso d’Augusto si arriva facilmente agli scavi archeologici della Domus del chirurgo. Sono centinaia gli antichi strumenti chirurgici rinvenuti in quella che doveva essere una sorta di infermeria, una taberna medica. Gli strumenti sono esposti nel vicino Museo della città di Rimini, ma per continuare a immaginare gli antichi romani all’opera si può camminare su una passerella al di sopra delle stanze con i pavimenti in mosaico di questa grande domus. Se la mente dovesse cominciare a concentrarsi su esempi poco piacevoli riguardo all’utilizzo degli strumenti chirurgici, basta continuare la passeggiata su Corso d’Augusto e arrivare al magnifico ponte di Tiberio. Bianco, elegante, con le cinque arcate in pietra d’Istria (la stessa dell’Arco di Augusto) è stato costruito all’inizio dell’antica Via Emilia sul fiume Marecchia. L’acqua sul quale si specchia ora il ponte è un alveo artificiale costruito agli inizi del Novecento e arricchito dalla splendida Piazza sull’acqua, il Parco 25 Aprile e la passerella galleggiante: angolazioni diverse dalle quali godere della vista sulla meraviglia del ponte. Di certo dopo tante storiche emozioni si avrà voglia di mangiare qualcosa e, superato il ponte di Tiberio, nel piccolo Borgo San Giuliano il ristorante di pesce “La Marianna” delizia il palato con gustose specialità come le fettuccine fatte in casa con le vongole poveracce (quelle dell’Adriatico più piccole di quelle veraci) e le sogliole alla brace. È un’esperienza del gusto che si avrà di certo voglia di ripetere.

Secondo giorno

L’indomani ci sarà tutta l’energia necessaria per fare un salto in avanti nella storia e scoprire il Tempio Malatestiano. Gli antichi romani hanno lasciato da tempo il posto al signore di Rimini e Fano Sigismondo Pandolfo Malatesta. Siamo nel 1432 e Sigismondo oltre a essere un valoroso condottiero apprezza molto l’arte. È per questa ragione e per amore della sua Isotta che ordina la trasformazione della chiesa romanico-gotica di San Francesco in un gioiello architettonico che unisce il precedente stile con quello rinascimentale. Dalla bellezza del Tempio Malatestiano si rimane abbagliati già dalla facciata incompiuta. Con la fantasia si può andare a immaginare il mondo di allora: le signorie, gli intrighi, gli eserciti in lotta. Personalità forti come Sigismondo si scontravano con suoi pari come Federico da Montefeltro, signore di Urbino. Il duello tra i due è durato più di vent’anni, ma la bellezza delle opere che hanno immaginato e voluto è eterna. Il vento del Rinascimento sospinge anche il visitatore contemporaneo a osservare l’armonia della facciata, che pur incompiuta sembra perfetta. I fregi lungo la facciata del tempio con lo stemma della famiglia Malatesta e le iniziali S e I intrecciate in una dichiarazione d’amore sono dei particolari da non lasciarsi sfuggire. All’interno, oltre a stupirsi per la rappresentazione in una chiesa dei segni zodiacali si rimane abbagliati davanti alla essenziale bellezza dell’affresco di Piero della Francesca che ritrae Sigismondo di profilo (proprio come il suo nemico Federico ritratto dallo stesso pittore). Sigismondo è inginocchiato davanti al santo di cui porta il nome. Le labbra strette e leggermente curvate all’ingiù gli conferiscono un’espressione severa, poco simpatica si potrebbe dire. Anche lo stile architettonico del suo Castel Sismondo – una massiccia fortezza con poche aperture verso l’esterno che adesso è la sede principale del Fellini Museum – è una testimonianza della suo carattere severo.

La visita di Rimini è ormai immersa nella contemporaneità, ma Fellini è stato capace di creare dei capolavori cinematografici così ricchi di genio e di immaginazione che è normale continuare a sognare. Dal buio degli ambienti del castello emergono spezzoni di film proiettati su schermi sospesi, abiti di scena, un ambiente balneare con tanto di onde marine create con una stoffa leggera che si muove smossa da invisibili ventilatori. Bellissimo il divano a “forma” di Anita Eckberg sdraiata su un fianco e la sala delle altalene dove gli schermi su cui sono proiettati spezzoni di film ondeggiano lenti dal soffitto. Il Fellini Museum è un’esperienza immersiva che emoziona e diverte. Prima di continuare la visita nell’altra sede del museo nel palazzo del mitico cinema Fulgor ci si deve soffermare nell’antistante Piazza Malatesta. Qui dal perimetro dell’antico fossato del castello si alza a tratti una nebbia che ricorda il passaggio del transatlantico Rex nel film Amarcord: un invito a perdersi nel sogno e nella meraviglia per poi ritrovarsi a Rimini, una città che sa incantare e che si fa amare.

Redazione Terra Italia Radici

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