St. Veit an der Glan (TidPress) – Salgo sul Railjet a Velden. Il nuovo treno veloce dal design elegante ed essenziale corre silenzioso lunga la riva del lago. Mi siedo nel settore più ovattato, dove sono vietati i telefonini e perfino le conversazioni tra i passeggeri. L’addetto bosniaco al carrello minibar non tiene conto delle proibizioni ed avvia una cordiale conversazione sui viaggi da un capo all’altro dell’Austria. Spunta la nostalgia per un passato (magari neppure vissuto personalmente) in cui l’andare in treno si colorava di risvolti personali.
Dopo neanche mezz’ora scendo a St. Veit, impaziente di calarmi nell’atmosfera un po’ “languida” del suo famosissimo Museo dei Trasporti e di arrampicarmi sulle locomotive a vapore dell’antico deposito ferroviario.
Guida di un’elettromotrice ET 4030 del 1956 |
Locomotiva a vapore del 1927 |
Dietro una vetrina del Museo è in bella mostra la splendida divisa “di parata” di un capostazione austriaco dell’Ottocento con la feluca, la sciabola e gli alamari dorati. Anche un semplice addetto alla biglietteria o agli scambi doveva lavorare in uniforme con gradi e mostrine. Ordine, disciplina, dedizione totale al servizio pubblico erano i requisiti che si chiedevano al personale. “Oggi tutto è cambiato”, commenta la nostra guida, “il ferroviere è un impiegato come gli altri”.
Il vecchio Impero Asburgico, grande quasi dieci volte l’Austria attuale, si estendeva dall’attuale Ucraina alle rive del Lago di Garda. La mobilità era fondamentale e strategica per tenerlo insieme. Anche con i ferrovieri in divisa.
Non credo, però, sia il rimpianto degli Imperatori o solo la curiosità storica ad attirare i numerosi visitatori.
Negli spazi del museo sono state ricostruite una biglietteria, una sala d’aspetto, un compartimento di treno e tanti altri luoghi di lavoro della ferrovia di 60-100 anni fa. I manichini, vestiti con gli abiti d’epoca sembrano parlare tra di loro. I passeggeri sono veri compagni di viaggio, i ferrovieri persone di fiducia a cui si affida la propria incolumità. Bellissima è anche la rappresentazione della fisicità del lavoro: l’addetto che aziona lo scambio con la forza dei muscoli, il fuochista che alimenta la locomotiva con il carbone. Il viaggio è un vero viaggio di scoperta, perché il treno procede lentamente, i finestrini non sono sigillati e gli occhi hanno il tempo di esplorare. Ed il cuore di aprirsi al nuovo. L’attrazione per questo modo molto intenso di vivere gli spostamenti è forte nelle persone di oggi che viaggiano molto di più, ma solo in quantità.
La piazza principale di St.Veit |
Il municipio |
Divertente è stata l’esperienza di mettermi alla guida di un elettromotrice ET 4030 del 1956. La cabina è originale. Il simulatore permette al visitatore di provare l’ebbrezza dei 100 km/h sul percorso Maria Saal-Frisach. Il treno corre tra boschi e montagne e, dalla cabina del macchinista, il tipico paesaggio austriaco è ancora più incantevole. Senza però perdere di vista i binari. Sulle curve bisogna rallentare la velocità, altrimenti scatta un segnale acustico e l’addetto al tuo fianco provvede a correggere l’errore.
Dal Museo dei Trasporti che si affaccia sulla lunga piazza centrale di St. Veit, delimitata da palazzi rinascimentali e barocchi, mi sposto all’antico (1880) deposito delle locomotive. Oggi è sede dell’officina di riparazioni dell’associazione “Nostalgie Zűge” (Treni della nostalgia) che organizza viaggi speciali su treni d’epoca. Mi arrampico sulla locomotiva a vapore 93.1332 del 1927. Velocità massima 60 km/h, 300 km di autonomia carbone e 50 km autonomia acqua. Il macchinista la sposta per alcune centinaia di metri fuori dal deposito. E’ pronta e lustra per iniziare i suoi languidi viaggi primaverili.
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Informazioni utili:
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St.Veit
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Museo di St.Veit
www.museum-stveit.at
Il percorso del museo informa in maniera chiara e dettagliata sull’evoluzione tecnica della rete ferroviaria partendo da quando di procedeva “a vista” a velocità bassissime e con pochi treni. Una sala è interamente dedicata ai segnali, introdotti quando il traffico diventò intenso e le velocità alte. Un’altra al cuore di una stazione con uno splendido apparecchio morse. Un’altra sala è illustrata la tecnica delle macchine a vapore, elettriche, diesel. Tra i più importanti musei europei dei trasporti, quello di St. Veit è forse il più significativo per la rappresentazione dell’atmosfera d’epoca e per la documentazione sul funzionamento della rete ferroviaria
23.05.2012
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Ernst-Fuchs-Palast |