Terre d'Europa

Il Carnevale di Fiume

di Paolo Gianfelici

I carri allegorici con le maschere dei mafiosi che rapinano la città croata. Lo scenario: ampi boulevard, palazzi monumentali, il gigantesco porto. Nella periferia di Fiume sembra di essere nella Bucarest di Ceausescu.


Carnevale di Fiume 2003:
maschere veneziane

Fiume (E.T.News) – Quasi centocinquanta gruppi mascherati con carri allegorici sono sfilati, l’ultima domenica di Carnevale, per quasi otto ore, lungo i viali alberati di Fiume. Se si fa un paragone con Viareggio, questa è una festa povera, ma autentica. Nella città della Versilia tutto è nelle mani degli artisti e dei professionisti, quindi di pochi, mentre la stragrande maggioranza si limita a guardare. Qui sembra vero il contrario. Tutto è all’insegna dell’improvvisazione, del fai da te, ma con un’ironia sferzante, un entusiasmo ed un’allegria incontenibili.
Forse questo era lo spirito del Carnevale di una volta, quando la gente semplice pazientava tutto l’anno e si sfogava una tantum contro le angherie subite. Molto belli erano i carri che alludevano alle nuove mafie che rapinano la città. I poliziotti(veri) osservavano la sfilata in gruppetti di 5-6, lo sguardo torvo, le gote arrossate, la sigaretta tra i denti.

Il centro di Fiume è affascinante, arioso, monumentale. I ricchi palazzi lungo i boulevard e le ampie piazze, costruiti a cavallo tra l’Ottocento ed il Novecento, ricordano un’ epoca di floridi commerci, di attività industriali redditizie, quando la città era (fino al 1918) il primo porto del regno d’Ungheria ed il secondo dell’Impero asburgico.

Ci vogliono due ore buone per andare da Trieste al porto croato disteso sul Golfo del Quarnaro. La distanza è breve, un’ottantina di chilometri, ma la strada è stretta e tortuosa e si insinua tra le aspre foibe dell’altipiano carsico, più avanti tra le colline dolci dell’Istria. In più si passano due frontiere, prima tra l’Italia e la Slovenia, poi tra la Slovenia e la Croazia.
La periferia di Fiume è stata costruita sulle colline dell’entroterra negli anni del socialismo reale. Sembra di essere nella Bucarest di Ceausescu. Decine di grattacieli proiettano verso il cielo la loro sagoma sgangherata. La megalomania dei regimi comunisti era uguale, sulle rive dell’Adriatico come su quelle del Mar Nero. Bisognava imitare la civiltà industriale dell’Occidente senza averne i mezzi finanziari e tecnici.
Il porto di Fiume, i moli, i cantieri navali, sono invece autenticamente imponenti e sterminati. Del resto questo era il porto più importante di un paese, la Jugoslavia, che aveva intensi rapporti commerciali con tutto il mondo.


Fiume:Carnevale al porto

Il Teatro dell’Opera
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