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Arte di famiglia

Testi e foto:TidPress


 Con gli affreschi di Palazzo Fava è iniziata l’avventura di tre giovani pittori bolognesi del Cinquecento: i Carracci

Bologna (TidPress) – La città mischia i propri colori sulla tavolozza, li stempera su un pennello, dipinge e mostra la propria arte. A Palazzo Fava i due cicli di affreschi raccontano le Imprese di Giasone ed il poema virgiliano dell’Eneide e lasciano i visitatori con il naso all’insù. Le ampie sale hanno soffitti altissimi e gli affreschi ne ricoprono solo il bordo superiore. I fratelli Annibale e Agostino Carracci e il loro cugino Ludovico nel 1584, anno in cui Filippo Fava li incaricò di affrescare il piano nobile del suo palazzo, avevano rispettivamente 24, 27 e 29 anni. Tre ragazzi di allora che in un mirabile esempio di meritocrazia hanno avuto la possibilità di esprimere il proprio talento dopo essere stati presentati alla famiglia Fava da Antonio Carracci, padre di Annibale e Agostino. Se Antonio fosse stato un amico di Filippo Fava, si sarebbe potuto dire che i tre erano stati raccomandati con la più classica delle cattive usanze italiane, forse in voga già allora. Ma Antonio quel palazzo lo frequentava perché era il sarto di famiglia. Il signore, al quale misurava giacche e pantaloni, decise di dare fiducia a quei giovani di cui aveva sentito parlare, assicurandogli un posto nella storia dell’arte.

Palazzo Fava Foto Genus Bononiae

Piazza Maggiore

Sembra di vederli all’opera i tre Carracci, alternandosi tra progettazione e realizzazione dei riquadri del Ciclo di Giasone e Medea, tutti identici per dimensione. La vicenda, un’arcaica saga fantasy, li avrà di certo appassionati, poiché Giasone appena nato fu fatto passare per morto per proteggerlo da uno zio che gli aveva usurpato il trono. Dal quale però è poi comunque riconosciuto e posto di fronte a un’alternativa: se vorrà riconquistare il regno, dovrà portare allo zio il mitico “vello d’oro”. Giasone si butta senza indugio nella non facile impresa e i Carracci fanno altrettanto dipingendone le gesta con un entusiasmo giovanile che riesce a rompere gli schemi dello stile figurativo di allora: il Manierismo.
Ludovico e i suoi allievi si dedicano a Enea tra fughe, tempeste, cacce e banchetti, gare tra navi e incontri di pugilato, fino allo sbarco a Cuma e all’arrivo sulla soglia degli inferi.

L’arte si fa divertimento e le belle sale di Palazzo Fava sono un vortice di colori e sobrietà. La Bologna dell’arte ha ospitato in questo palazzo la sede dell’Accademia degli Accesi, voluta da Nicolò Maria Fava e gli affreschi dei Carracci hanno continuato a dimostrarsi nei secoli come un polo capace di attrarre su di sé un’ideale bussola artistica. Anche ora, visto che si è scelto di esporre qui a rotazione le collezioni di arte antica, moderna e contemporanea della Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna. La Carisbo ha acquistato nel 2005 l’edificio quasi abbandonato ed ha provveduto al restauro delle mura e degli affreschi. Come in una gradevole “bolla” esteticamente perfetta, dentro Palazzo Fava ci si muove in un silenzio che non mette soggezione di fronte all’arte, ma induce a riflettere sull’importanza che ha Bologna nella storia della pittura. Senza andare a elencare mentalmente artisti di varie epoche, il cuore si riempie con la consapevolezza di trovarsi in una città che chiede solo di essere scoperta.

Dopo una pausa nell’adiacente e bel Café letterario Carracci Fava, sorseggiando un tè che è rigorosamente servito in foglie sfuse, seduti su una colorata Poltrona Proust del designer Alessandro Mendini, che sottolinea la cura con cui è stato arredato il locale, decidiamo la prossima tappa: Santa Maria della Vita. Arriviamo a Piazza Maggiore e lasciamo che Bologna ci accompagni fino a Via Clavature. Accanto all’altare maggiore della chiesa ci aspettano le statue: alte, in terracotta e con l’espressione dei visi femminili gonfi di un’angoscia tale da far quasi sentire in imbarazzo il visitatore, come sorpreso a sbirciare un dolore privato. La presenza del Cristo morto tra le statue riporta la sofferenza a uno stato di condivisione universale. Alleviato forse dalla presenza di un San Giovanni che appare più riflessivo che disperato e insieme alla statua inginocchiata di colui che sembra sia stato il committente dell’opera, realizzata da Niccolò dell’Arca intorno al 1463, ci riporta con i piedi per terra. Niccolò ha raggiunto Bologna dal Sud: anche lui di certo attratto dall’immutato magnetismo della città nel campo dell’arte.
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Informazioni utili:
Palazzo Fava – Palazzo delle Esposizioni
Via Manzoni 2, Bologna
Tel. 051 19936305
palazzofava@genusbononiae.it

Santa Maria della Vita
Via Clavature 8-10, Bologna
Tel. 051 230260
graziano.campanini@genusbononiae.it

Sul sito www.genusbononiae.it si trovano informazioni anche sulle altre sedi museali del percorso culturale ed artistico realizzato dalla Fondazione Carisbo

10.02.2012

Santa Maria della Vita

Piazza Maggiore

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