Visitare tanti luoghi non significa necessariamente vederli. Siamo in lotta con il tempo: le offerte di svago sono talmente tante che a volte non riusciamo nemmeno a trovare il modo per riflettere su quale scegliere. Il turismo è ormai uno svago alla portata di tutti. Si parte, si guarda, si ritorna pieni di foto e di racconti. La destinazione prescelta è spesso frutto del caso: può capitare che dopo l’ufficio, o meglio nella pausa pranzo, si faccia un salto in un’agenzia di viaggi portandosi dietro la voglia di evadere dal quotidiano. I cataloghi mostrano paesaggi e strutture, tutto sembra facile e alla fine lo è. Il problema semmai è un altro: cosa si è visto veramente di questo luogo? Quale beneficio interiore ha portato con sé il viaggio? A giudicare dal desiderio dei viaggiatori veloci (e voraci) di imbarcarsi il prima possibile per la prossima destinazione-fotocopia, si ha l’impressione che un certo tipo di viaggiare si sia trasformato anche, o soprattutto, in sfida con se stessi. Si vuole vedere il più possibile. Prima che nascano i figli, prima che l’anno volga al termine, prima che i costi diventino proibitivi, prima che ci si senta troppo stanchi per viaggiare. L’idea di un viaggio vero, frutto di una consapevolezza interiore, un viaggio costruttivo per il proprio percorso del sé, sembra lontana.
Sarmizegetusa Regia, l’area sacra |
La Romania è un paese affine all’Italia, ma allo stesso tempo diverso. La prima impressione che ne ho ricevuto è stata quella di sentirmi a mio agio, pur non essendo a casa mia. Un luogo ideale dove sperimentare una forma di turismo slow. Slow non significa imporsi di rimanere fermi in un unico posto, o spostarsi con la velocità di una lumaca, ma muoversi in piccoli ambiti, andando alla scoperta di realtà fatte di gesti, volti, abitudini, cibi, filosofia della vita ed anche problemi quotidiani. E poi ancora: architetture, paesaggi naturali, sogni lontani e allo stesso tempo a portata di mano. E’ un po’ come passeggiare nei dintorni di una casa sempre nuova, scoprendo una vita ricca ed entusiasmante. La mia personale casa-Romania è stata la parte occidentale del paese, fatta di foreste e siti archeologici. Tema ufficiale del viaggio era far visita alle pietre lasciate dai Daci, l’antico popolo che viveva libero quelle terre prima che le mire espansionistiche dei romani lo combattesse e vincesse. Intorno ai Daci e all’impenetrabilità delle loro città e fortificazioni, si estende una Romania accogliente e soprattutto bella. Basta aprire gli occhi. Sulle strade affiancate da piccoli paesi, ci si muove a contatto con un passato urbano ed industriale obsoleto trasformato con decise pennellate di colore in un vivace presente. Un entusiasmo genuino e allo stesso tempo discreto si incontra in alcune piccole strutture alberghiere che sono nate sulla scia di un desiderio di ospitare senza rinunciare alla propria identità. Una di queste realtà in puro stile slow, sono gli agriturismi romeni. Vicino al paese di Costesti sui Muntii Orastiei una coppia di coniugi non più giovani conduce una di queste strutture. Al primo piano di una villetta, tre stanze sono riservate agli ospiti. L’arredamento è semplice ma efficace: predomina il legno e l’accuratezza dei particolari. La stanza è accogliente e a suo modo avvolgente. Un rifugio in cui annidarsi per recuperare energie entrando in contatto con il volto di un paese che sa sorridere con spontaneità. La proprietaria dell’agriturismo ha la rara qualità di saper accogliere gli ospiti con calore senza essere invadente. Un equilibrio che fa sì che i suoi pranzi siano abbondanti e gustosi, serviti nell’ambiente dove sono preparati. Nulla è codificato, come spesso avviene nelle strutture alberghiere standard, eppure l’ospitalità è perfetta. La padrona di casa ci intrattiene parlando dei figli e del loro lavoro con evidente orgoglio. Ma tutto è filtrato dalla discrezione. Ci tiene compagnia per un po’ ma poi si chiude la porta alle spalle lasciandoci ai nostri progetti per l’indomani alla ricerca dei Daci. Le pietre rimaste a testimoniare la presenza delle loro città o fortificazioni, si trovano in luoghi remoti. Questa sorta di caccia al tesoro si trasforma in occasione per passare attraverso piccole città o immergersi in una natura placida ma allo stesso tempo rigogliosa. Crocefissi e pale dipinte con temi religiosi aggiungono un tocco di spiritualità che si armonizza con l’ambiente naturale. Il lungo respiro della serenità interiore si affianca al cammino su per una strada di montagna, sulla quale l’automobile si muove con relativa facilità. I resti della fortezza sono formati da massi squadrati al millimetro. L’altopiano che li ospita sembra scaturito dalla fantasia di un artista, che ha saputo trasferirlo sulla tela con pennellate decise di un intenso colore verde. Intorno montagne ricoperte di alberi sui quali in autunno trionfa una perfetta policromia di toni rossi, marrone e arancio. I Daci contribuiscono alla vivacità del luogo con un lascito di pietre rossastre che sotto particolari condizioni di luce, brillano in modo inquietante nonostante la totale mancanza di illuminazione artificiale. Una mattina rumena vista dalla prospettiva voluta dai Daci a Costesti è un’esperienza intensa, che riempie l’animo di pensieri positivi e crea una sorta di serbatoio a cui attingere nei momenti di malinconia per rifornirsi di serenità.
Nel pomeriggio facciamo una sosta in una caffetteria di Orastie e osserviamo un gruppo di giovani che si riuniscono a bere qualcosa. Slow è osservare la vita del luogo, comprenderne i ritmi e le abitudini, lasciandosi guidare dai gesti. Un muto dialogo sembra instaurarsi tra noi ed i giovani. La loro città ce la raccontano le architetture a tratti maltrattate dal tempo, ma più spesso rallegrate anche in questo caso da nuovi colori. Lungo la strada del ritorno, il tramonto nasconde tra le sue ombre i profili delle case, ma tra i fari delle auto risalta una scultura che raffigura una spada ricurva dei Daci su un basamento di cemento. Un benvenuto guerriero le cui dimensioni esagerate smussano i contorni bellicosi per lasciare integro un orgoglio che nessun invasore riesce a piegare.
La signora dell’agriturismo ci aspetta per riscaldare la sera con una deliziosa minestra a cui fa seguire genuini salumi e formaggi. Nei bicchieri non manca mai della buona birra romena. Il suo sguardo dolce e un po’ ironico sembra voler dire che la vita non è facile per nessuno, ma la ricetta della semplicità funziona sempre. Difficile darle torto nella sua piccola casa accogliente, dove si trascorre un’altra notte cullati dal silenzio di una natura tranquilla. La mattina dopo i Daci ricevono gli ospiti nella loro città più imponente: Sarmizegetusa Regia. Salutiamo la signora dell’agriturismo e suo marito che forse per un eccesso di discrezione abbiamo visto poco. Il pensiero va a future occasioni in cui soggiornare in questa casa, come in un nucleo sereno da cui partire per vivere altre coinvolgenti esperienze di turismo slow. La strada che porta alla capitale dei Daci è affiancata da un piccolo fiume che scorre con impeto in senso inverso. Noi infatti stiamo salendo. Verso una foresta che durante la nostra visita è ammantata di nebbia. Superate le ultime curve, la strada termina su uno spiazzo erboso su cui i resti di due enormi bastioni sono come le porte di accesso a un mistero che si infittisce mano a mano che ci addentriamo nella vegetazione. La strada segue l’andamento di un muro basso e composto di pietre ricoperte di muschio. Gli alberi sussurrano una melodia senza tempo che induce a procedere in silenzio, quasi trattenendo il fiato. Slow è anche apprezzare un briciolo di solitudine: in questa giornata piovosa siamo gli unici visitatori del sito archeologico. L’automobile parcheggiata davanti ai bastioni d’ingresso sembra essersi trasformata in una macchina del tempo che si spera di trovare allo stesso punto al ritorno, confidando nel fatto che non si sia risucchiati dalla forte influenza temporale dei Daci. Sulla sinistra del sentiero si materializza una strada lastricata creata dai signori del luogo per accedere alla propria capitale. L’amalgama tra natura e pietre lavorate dall’uomo sembra perfetto. I Daci oltre che guerrieri potrebbero essere stati dei progenitori degli attuali ecologisti: una chiave di lettura forzata da una dose di fantasia a cui è facile abbandonarsi. Nel turismo slow la fantasia può farla da padrone. Ci si potrebbe immaginare delle vacanze in cui la parola sogno perda il significato banale con cui normalmente si adopera, per diventare una vera e propria fonte di ricarica di energia mentale, al pari dei sogni notturni. Sarmizegetusa Regia si presta volentieri ad essere un sogno slow e una volta giunti sopra il grande prato da cui si osservano i dischi di pietra inneggianti al sole e gli altri massi squadrati conficcati nel terreno come soldati sull’attenti in formazione circolare, si vive una dimensione di realtà onirica. La Romania presenta questi gioielli archeologici con spontaneità e sullo sfondo delle figure geometriche si scorge un covone di fieno. Un’altra gradevole ondata di familiarità ci avvolge in un calore che ha il potere di scacciare la nebbia. Osserviamo i particolari muovendoci all’interno delle composizioni di massi: la storia della Romania si racconta anche così. E questo incontro con i suoi illustri antenati ci entusiasma.
La via del ritorno offre scorci su campagne e piccole città sempre pronte a mostrarsi accoglienti. Slow è donare qualcosa di sé al luogo che si visita ricevendo in cambio un identico regalo. La Romania slow è un concentrato di generosità.
Info:
Ente Nazionale per il Turismo in Romania
Via Torino, 95 (Galleria Esedra) – 00184 Roma
Tel. 06 4880267
www.romania.it
12.02.2010