Terre d'Europa

Svizzera Slow
Toccare i tetti di Zurigo con un dito

Testo e foto: Elvira D'Ippoliti



 Sulla terrazza della “Weinschenke” a Niederdorf, tra fiori e abbaini, sbuca come elemento di design la punta del campanile della Predigerkirche.

Zurigo (TidPress) – La città suda sotto un’imprevista cappa di caldo che si rivela l’alleato ideale per scoprire le sue “ciliegine sulla torta”.
Lo chef Christian Nickel ha un assistente italiano che si dedica agli antipasti e un’altra giovane collaboratrice, specializzata nei dessert. Il suo ristorante Rigiblick si raggiunge con una funicolare di città che porta in un quartiere elegante e ombreggiato. Il pavimento della terrazza è ricoperto di assi più grezze di quelle dei battelli che solcano il lago. Gli ombrelloni bianchi proteggono gli ospiti dal sole. Il lago si nasconde tra il fitto della città. Sui tavoli, alcuni vasi quadrati e tondi contengono delle composizioni di piante che preannunciano l’armonia, anche visiva, che sarà servita nei piatti. Christian (a soli ventisette anni si è già conquistato una stella Michelin) spiega con pazienza e gentilezza la sua ispirazione: il mondo globalizzato. Asia, Europa, mercati rionali e supermercati: tutto è filtrato dalla sua fantasia per creare un menu che come una guida esperta accompagna gli ospiti lungo un’emozionante via del gusto. “L’importante di un pranzo è la sua drammaturgia”, dice mostrando la sua cucina linda e lucida. “Si comincia con sapori tenui per condurre il palato verso una vetta da ridiscendere con una dolcezza finale”.

Anche la sensazione di “ridiscendere” a Zurigo è piena di morbide aspettative, simili a quelle lasciate in bocca dal sorbetto al cocco. Il tram numero 15 lascia i passeggeri sulla piazza Central. A pochi passi da lì la Bahnhofbrücke (ponte della stazione) attraversa il fiume Limmat in uno dei punti più panoramici. I campanili di St. Peter e della Frauenkirche dettano le loro regole architettoniche al resto del lungofiume, contrastati sull’altra sponda solo dalle due torri del Grossmünster.

La Polybahn

I tetti di Zurigo dal Lindenhof

E’ di nuovo sarà un richiamo verso l’alto a catturare l’attenzione. La piccola Polybahn sale infaticabile verso l’Universitas Turicenses. L’antico nome di Zurigo, Turicum, risalta all’ingresso dell’edificio che affianca il Politecnico. Il vagoncino rosso della funicolare esce da un palazzo in centro città. Le finestre della stazioncina sono incorniciate da infissi di legno dal sapore antico. I vetri colorati danno l’aspetto dell’abitazione di una vecchia zia. Il meccanismo automatico però funziona alla perfezione: prima di chiudere le porte fa risuonare un segnale e poi fluidamente comincia a salire. Chi non vuole rinunciare alla breve sensazione di sentire il vento della salita, può entrare nell’apposito “balconcino” all’inizio del vagone che non è schermato da vetri.
Il Politecnico e l’adiacente sede dell’Università sono sempre aperti. Per conoscere il lato studioso e famoso di Zurigo, si cammina in silenzio tra atri monumentali e moderne gallerie inondate di luce, dove gli studenti si siedono a studiare senza lasciarsi distrarre dalla presenza del buffo triclinio rivestito di stoffa blu, le cui misure si adattano a quelle di un gigante di quattro metri. Nei piani alti, la terrazza che circonda il ristorante riservato ai docenti offre il suo punto di vista sulla città. Non è un luogo aperto al pubblico, ma con un pizzico di spirito di esplorazione e chiedendo il permesso, si può volare con lo sguardo.

La Polybahn è sempre pronta alla discesa e sul balcone dell’Hotel du Theatre si osserva la funicolare “sparire e ricomparire” nel palazzo di fronte all’albergo. Al piano superiore della casa della Polybahn un balcone è abbellito con fiori colorati.
L’Hotel du Theatre è pieno di aforismi celebri di scrittori e registi: “Gli spettatori vedono solo il prodotto finito, per fortuna”, ironizza Woody Allen sulla moquette che ricopre il pavimento della stanza. “Ognuno ha diritto a dieci minuti di popolarità”, sentenzia Andy Warhol da un piatto: la sua si è rivelata una profezia quasi devastante. Ma qui a Zurigo vale ancora la massima della semplicità. “Gli zurighesi sono puri come l’acqua del loro fiume e del lago e come le montagne che circondano la città”, dice un monaco buddista che è venuto qui per accompagnare la mostra “Arte sacra dall’Himalaya” esposta al Museo Rietberg.

La Galleria della Luce (Università)

Il campanile della Predigerkirche (primo piano)

Per vivere appieno questa splendente semplicità e toccare al tempo stesso i tetti di Zurigo con un dito, si può scegliere la cantina “Weinschenke” nella Graue Gasse a Niederdorf, la città vecchia. Il controsenso si risolve facilmente, perché nel momento in cui mettiamo piede nel piccolo vano con il soffitto a volta, il cameriere chiede se preferiamo gustare l’aperitivo al nono piano sulla piccola terrazza. I rumori della strada a più alta densità turistica sono lassù un ricordo lontano. Gli abbaini raccontano la loro parte di storia della città. Tra i fiori della terrazza sbuca la punta del campanile della Predigerkirche che da questo scorcio sembra un elemento di design.

“Atterrare” lentamente su Zurigo la rende ancora più attraente. Dalle altezze si passa al livello dell’acqua del fiume. Un regolare servizio di battelli fluviali porta i passeggeri a stupirsi della città vista dal Limmat. Sulle banchine si sono posate “frotte di persone”, come gabbiani in cerca di terra sotto le zampe. Un po’ di brivido lo procura il passaggio sotto ai ponti che sembrano non lasciare spazio tra la pietra e l’acqua.

Il saluto a Zurigo è di nuovo dall’alto: in una delle torri del Grossmünster è scavata una ripida scala a chiocciola che porta in cima affiancata come corrimano da una spessa corda che ricorda quelle che servono per attraccare i battelli. Lo spazio si apre in un vano di legno da cui parte una scala sempre di legno. Vani e scalini si susseguono e quando ci si rende conto di guardare da dentro gli scuri che chiudono le finestre proprio sotto la cima della torre, si comprende a che punto si è arrivati. La salita si conclude sotto la cupola con le quattro finestre a volte aperte sui diversi punti della città. Zurigo è lì sotto, lo sguardo la stringe a sé per non lasciarla volare via.

Informazioni utili:

www.zurigoturismo.com è il sito dell’ufficio del turismo in italiano: informazioni dettagliate sulla città, webcam, blog ed altro ancora.

Per muoversi con facilità in città si può consultare il sito dell’ente cittadino dei trasporti: www.zvv.ch

La terrazza (e la cantina) della Weinschenke si trovano nell’Hotel Hirschen a Niederdorf. L’ingresso è separato da quello dell’hotel e si trova nel vicolo accanto: Hirschengasse 6.
www.hirschen-zuerich.ch

10.09.2010

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La banchina del Limmat

Le torri del Grossmünster dal battello
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